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Oltre Babilonia

di Cora Craus –

 

È un manifesto, è un grido, è la terra straniera del proprio passato, è la biografia della storia scritta nelle carni, è la geografia interiore dell’essenza di sé. È un racconto unico ed universale.

“Oltre Babilonia” (ed. Donzelli – pag. 460 – € 17,50) di Igiaba Scego è un sentirsi “Nuss-Nuss”, mezzo-mezzo. Tutta l’umanità è nuss-nuss. Il libro è un ininterrotto ricercare: Chi sono? Chi siamo? Cosa racchiudono, davvero, le pagine del libro? Di sicuro è un libro scritto in maniera impeccabile, ritmato come un canone musicale di Johann Pachelbel. Pagine che anticipano, a chi vuol vedere, il miraggio, la razionale normalità d’essere i futuri cittadini del pianeta Terra.

Igiaba Scego è italiana-italiana con la pelle nera e che ama la grande stella della bandiera somala, la terra dei suoi genitori. Per dirla con Bert Hellinger “Senza radici non si vola” perché la famiglia è il terreno in cui siamo radicati; e sappiamo che le radici degli esseri viventi sono ben più profonde di quelle che affondano nel luogo di nascita. Il cuore della narrazione è proprio questo ricercare. Abbiamo trovato che la vera forza del romanzo di Igiaba Scego è il non cedere mai nel chiedere: Chi siete? Chi sei?

“Babilonia da sempre è il mito e il simbolo di uno splendore viziato che sì è condannato da sé, simbolo di un trionfo passeggero del mondo materiale e sensibile, che esalta solo un lato dell’uomo e quindi lo disgrega”. In quest’ottica, “Oltre Babilonia” di Igiaba Scego, è un titolo forte ed evocativo, di fiducia e speranza, un disperato j’accuse e un inno alla vita, una fede nell’amore.

Non sfugge al lettore che nelle pagine del libro si respira una rabbia, un disagio, un grande sradicamento. Una narrazione dove i nomi delle strade, di alcuni monumenti italiani, acquistano per un nuss-nuss un significato sinistro: ricordo di atrocità subite. Citiamo l’Italia perché qui è ambientato il romanzo ma è una realtà comune ad ogni latitudine.

Crediamo che questi sentimenti potranno spegnersi e divenire semplicemente storia del genere umano, senza colpe e senza bandiere, solo se saremo capaci di andare “Oltre Babilonia”.

“Babilonia – scrive, Jean Chevalier – sul piano simbolico è l’opposto della Gerusalemme celeste, che è unione. Secondo l’etimologia, babilonia vuol dire: porta di Dio. Ma il dio verso cui apre tale porta, un tempo fu cercato nei cieli, nello splendore spirituale, poi lo si è cercato nell’uomo trasformandosi in ciò che c’è di più vile nell’uomo, l’istinto di sopraffazione”.

“Oltre Babilonia”, non è un libro né dolce né conciliante, l’ironia sfuma nel sarcasmo rendendo “lievi”, al lettore, la narrazione di atti di crudeltà e violenza. Nelle sue pagine, insieme alla ricerca del Chi sono?, l’autrice dà voce al dolore dei nonni, dei bisnonni, quell’essere somali, quell’aver subito il colonialismo italiano, violento e crudele come tutti i colonialismi. Ma che pure aveva dato, a un popolo fiero, l’illusione di conoscere l’Italia, di sentirsi un po’ italiani. Illusione subito spezzata quando provano, per scelta o per necessità, a vivere in Italia. Erano solo stranieri, estranei, emigranti, “negri”. Ci vorranno molti anni e molte battaglie civili perché diventino “neri”.

Il punto da cui si dirama la trama del racconto è la nuova Babilonia, la città del terzo millennio: Roma. Qui, in questa città da cui per antonomasia partono e convergono tutte le strade del mondo si dipana “una storia vorticosa in cui si mescolano linguaggi, epoche, suggestioni di tre paesi, Italia, Somalia e Argentina. Dalla Roma multietnica di oggi alla Buenos Aires anni settanta; dalla Mogadiscio tumultuosa degli ultimi vent’anni a quell’epoca coloniale e dell’indipendenza”. È la storia di un Sud, il sud del mondo. Una storia che riporta alle origini da cui siamo partiti, alla culla dell’Umanità: l’Africa.

L’io narrante nel romanzo affida il raccontare a cinque voci: La Nuss-Nuss; La Negropolitana; La Reaparecida; La Pessottimista; Il Padre. Cinque punti di vista, cinque storie della stessa storia. Una storia antica e moderna, la storia dell’uomo, del coraggio delle donne, dell’umanità. “La stella si allarga. Una costellazione. Dentro la costellazione, la sua storia di donna. E dentro la sua storia, quella di altre prima di lei e di altre dopo di lei. Le storie si intrecciano, a volte convergono, spesso si cercano. Tutte unite da un colore e da un affetto”.

Nella storia di “Oltre Babilonia” si srotolano e si incontrano le storie e la Storia di tre continenti: le Americhe con l’Argentina degli anni settanta, i suoi campioni del mondo del calcio e lo stridere del dolore dei desaparecidos con i fazzoletti bianchi delle Madri e delle Nonne di Plaza de Mayo e l’orribile suono della scritta “Escuela de Mecanica de la Armada”. L’Europa con Roma, il suo passato. L’Africa con la sua gente.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista