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L’ennesima violenza si consuma a Latina. Quando un sentimento diventa malattia.

di Laura Fasciani –

Non fate mai il grandissimo errore di accogliere una notizia come estremamente lontana da voi perché un giorno potreste accorgervi che la stessa storia si consumerà proprio nella vostra città, a due passi da casa, nei luoghi più familiari…
Ieri a Latina una ragazza si lancia dal secondo piano terrorizzata dal compagno che cerca di aggredirla. Dopo il folle gesto cerca rifugio in un bar in via G.B. Grassi per chiedere aiuto e fuggire dalla furia del ragazzo. Accorrono le autorità alle quali la ragazza racconta di essere stata precedentemente legata e picchiata nonché ferita ad una mano con un coltello.
La paura di un uomo supera le vertigini.  Gettarsi dalla notevole altezza di un secondo piano piuttosto che rimanere inerme, mentre l’aggressore cerca di fare altro male è l’evidente gesto di chi preferisce correre il rischio di morire  per propria scelta anziché pensare di dover essere ancora l’oggetto della sua violenza. Il coraggio di una donna che sceglie di ribellarsi e chiedere aiuto.
Tutto ha inizio a casa sua, in via Adua, dove abita con una sua coetanea che viene anch’essa coinvolta. Infatti, dopo aver rinchiuso la coinquilina in una stanza, Davide Artusa, 24 anni, trascina la donna a casa sua in via Grassi dove continua ad infierire su di lei. La ragazza dimenandosi riesce a fuggire e si lancia dalla finestra. Sanguinante chiede aiuto.

Una storia come tante, ma un lieto fine come pochi: l’aggressore viene arrestato dalle autorità dopo il rinvenimento nel suo appartamento di diverse armi da taglio non denunciate e confezioni di marijuana e cocaina pronte per essere messe in commercio. Una seconda ispezione stavolta nella casa di via Adua porta al secondo arresto: Jessica Giardini, la proprietaria dell’appartamento, dove vivevano le due ragazze che in una stanza da lei usata deteneva una valigia colma di altrettanti stupefacenti pronti per lo spaccio.
La ragazza, accompagnata in ospedale, viene immediatamente medicata, 25 giorni la prognosi.

Qualunque sia il movente che spinge un uomo a tanto, nulla può giustificare o ripagare il trauma di una donna che, in quanto tale, si vede privata dei suoi diritti: di essere libera e di sentirsi al sicuro. Una donna che subisce violenze di qualsiasi tipo non tornerà più la donna libera che sentiva di essere. Perennemente porterà con sé il peso del terrore, ogni notte il suo sonno sarà disturbato dalla paura del buio, quel buio che qualcuno un giorno, senza nessun permesso, ha deciso di portare nella sua vita.

Solo un piccolo uomo usa violenza sulle donne per sentirsi grande.

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