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Latina, Piazza del Quadrato. Il nostro territorio, la nostra storia.

di Serena Ciammaruconi –

Si può vivere in una città perché è il posto in cui si è nati, perché è li che si è trovato lavoro o, perché no, per amore. Tuttavia non si può apprezzarla realmente senza conoscerne il passato. Latina è una città giovane ma i suoi monumenti, le sue piazze e le sue strade sono parte della storia del nostro Paese. Negli ultimi decenni il suo aspetto è mutato profondamente e il progetto iniziale è stato modificato per adattarlo ai cambiamenti subiti nel corso degli anni. Nonostante ciò, ci sono ancora luoghi in cui la storia sembra essersi fermata, che mantengono la solennità e la bellezza di quando sono stati realizzati. La mia opinione è che, per poter finalmente vedere Latina rinascere, abbiamo bisogno di riscoprire le nostre radici e sentire nuovamente quel senso di vicinanza e partecipazione. Questo percorso attraverso la nostra città è nato per riscoprirla insieme, partendo dai luoghi che l’hanno resa grande.  Piazza del Quadrato è di uno di questi.

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Nascosta e a volte dimenticata, prende il nome da “Cancello di Quadrato”, primo nucleo dell’antica Littoria, e rappresenta il punto di svolta per quello che all’epoca della fondazione sarebbe dovuto rimanere un Borgo agreste. A sottolineare la vicinanza con il mondo rurale  contribuiscono il nome, che richiama la misura terriera utilizzata dai Romani, e gli edifici residenziali e commerciali, bassi e dotati di portici ad arco, destinati all’epoca al mercato agricolo. Le statue decorative del Seminatore, della Spigolatrice e le allegorie della Fecondità – simboleggiate da grandi vasi ricolmi di frutta – sono opera dello scultore veneto Egisto Caldana (1887-1961).

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Caratterizzate dal massiccio modellato dei corpi, rappresentano le famiglie di coloni che con il loro lavoro hanno contribuito alla nascita di Latina. La disposizione delle figure ricorda un triangolo equilatero, simbolo di riscatto e redenzione. È indubbia la volontà dell’artista di creare una mitografia rurale, sull’onda dell’emozione collettiva suscitata dall’epopea contadina. Lo stile è legato alla contemporaneità ma i colori, le coperture, gli anelli per legare il bestiame, i portici e la dimensione misurata, richiamano le architetture familiari della campagna romana.

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La fontana dello scultore bolognese Pasquale Rizzoli (1871-1953), che domina la piazza, rappresenta la palude liberata dalle acque. Le linee forti e marcate della statua bronzea trasmettono all’osservatore la dinamicità della figura, concentrata nell’imponente sforzo fisico della bonifica. Le palme e gli eucalipti rimandano alle fasce frangivento interpoderali, come i pini marittimi del Viale Italia, cui si accede attraverso l’allargamento delle due quinte laterali, costituite dagli edifici INCIS.

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Di grande valore è la sede dell’Opera Nazionale combattenti, ente assistenziale che contribuì alla fondazione della città e alle opere di bonifica. Oggi l’edificio ospita uno degli spazi espositivi della città. Il Museo della Terra Pontina, primo riferimento istituzionale per la salvaguardia della memoria storica del territorio pontino. Nelle sue cinque sale, è documentata la bonifica e il successivo sviluppo di Latina nella prima metà del ‘900; nel giardino interno sono collocate macchine agricole e strumenti dell’epoca.

Visitando il museo, o semplicemente passeggiando per la piazza, si sente forte il bisogno di riscoprire quei luoghi dove si svolge la nostra vita, così familiari e al contempo estranei, per ritrovare l’armonia tra il nostro io interiore e la realtà che ci circonda.

 

 

Si ringrazia vivamente Francesco De Benedetto per le fotografie.

 

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