ED Abitare l'Agro PontinoED Cultura

I pionieri dell’Agro Pontino

di Marina Cozzo

In tanti si prodigarono per il progetto di bonifica e recupero della palude pontina ed è fondamentale e interessante, in questo senso, ribadire lo straordinario ruolo avuto dai coraggiosi bonificatori, giunti da diverse zone d’Italia.
La bonifica dell’Agro Pontino fu per il fascismo una sfida riuscita principalmente per due fondamentali aspetti: da un lato vennero bonificati e resi produttivi e vivibili moltissimi ettari di territorio fino ad allora coperti da palude, dall’altro il regime potè utilizzare in tal modo larghissima manodopera a basso costo e disposta a tutti i rischi per far fronte alla crescente disoccupazione.
I bonificatori, infatti, giunsero in terra pontina proprio per riscattarsi da una situazione di crisi che in quel periodo caratterizzava diverse aree del paese. La bonifica era un’occasione importante da non perdere.
Ma i bonificatori non devono essere assimilati ai coloni, infatti non tutti coloro che parteciparono alla bonifica rimasero nelle terre redente. Al contrario la gran parte tornò a casa propria, lasciando le Città Nuove (Latina, Aprilia, Pomezia, Sabaudia, Pontinia) ai coloni, giunti in particolar modo dal Veneto e dal Friuli. Vennero affidati alla gestione dell’Opera nazionale combattenti ben 2953 poderi: 1.748 furono assegnati a famiglie di coloni veneti (1.440) e friulani (308) con 18 mila componenti.
Le città che “fornirono il maggior numero di pionieri audaci e capaci erano tutte del Nord Italia e provenivano da realtà socio-economiche molto povere e estremamente popolose, come: Treviso 340 famiglie, Udine 308, Padova 276, Rovigo 233, Vicenza 228; 220 di Verona, 114 di Venezia, 29 di Belluno. La famiglia che intendeva emigrare doveva contare almeno su quattro uomini, due donne e un ex combattente.

Ottenevano una casa riscattabile in cinque anni, tre camere da letto, il forno del pane, il pollaio, la vasca per abbeverare il bestiame, attrezzi agricoli, un carro, alcuni capi da allevare. In più veniva consegnato un carnet bancario detto ‘libretto colonico’, dove venivano versate da 50 a 600 lire a famiglia ogni due settimane.
Veneti e friulani costituivano più della metà della valorosa e temeraria popolazione dell’Agro. Molti borghi attorno a Littoria si chiamano Grappa, Sabotino, Carso, Piave, Isonzo, Podgora proprio in relazione alle popolazioni di coloni che per primi andarono ad abitarvi. Magnifica fu l’idea, come mettere la propria firma su un atto testamentario, come memoria nei secoli delle popolazioni italiane che hanno dato vita, dove la vita era ardua se non impossibile, con la loro vita, la loro cultura e la loro anima.

Previous post

Il Linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh

Next post

Teatro Cafaro di Latina annuncia il Natale con un concerto lirico.

Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista