ED ItineranteED Racconta

Absolute Beginners. Il lancio del curriculum

di Claudia Fratangeli –

 

C’è una cosa che accomuna ogni singolo espatriato oltremanica, e in realtà ogni neolaureato della penisola, ovvero il raggiungimento del livello olimpionico nelle ardue discipline di lancio del curriculum e scrittura di cover letter.

Ma tutto il training fatto in Italia non prepara affatto alla categoria professionistica della job hunt britannica.

Dopo anni universitari in cui ti hanno fatto credere che il curriculum europeo fosse quello vincente e che bisogna scriverci tutto, anche quando hai fatto la baby sitter al tuo cuginetto in quinta, perché “così si vede che sei uno che si impegna”, arrivi nel dorato mondo del lavoro all’estero per scoprire che non è affatto così.

In una città in cui per la stessa posizione arrivano anche 800 application, riuscire a colpire il più velocemente possibile è cruciale.

La raccomandazione più frequente è quella di fare più versioni del tuo CV, a seconda del tipo di lavoro per cui ti proponi. Sarebbe anche un consiglio utile se uno avesse abbastanza esperienza o qualifiche tra cui scegliere. Ho il timore però che la conoscenza del listino prezzi del bar sotto casa o della vita del tuo cantante preferito non possano figurare tra le skills, così come mettere nelle job experiences “bartending at my birthday party” non sia molto rilevante.

Quindi sotto con gli allenamenti di volteggio grafico e sollevamento qualifiche.

Una volta perfezionata la prima disciplina di questo simpatico biathlon, bisogna passare alla seconda ben più ardua: stesura agonistica di cover letter.

Praticamente spiegare in una pagina perché siete le persone giuste per quel lavoro. Detto così sembra facile, ma provateci a promuovervi per venti righe senza sembrare dei buffoni pieni di sé o peggio ancora degli spaventati studentelli che hanno imparato a memoria quelle quattro frasette e le combinano alle parole chiave trovate nel job ad.

Dopo innumerevoli tentativi comincio a pensare che neanche le 10.000 ore di Gladwell porteranno mai alla perfezione.

Niente paura comunque, nel migliore dei casi il vostro lavoro sarà cestinato, perché come disse una volta un saggio responsabile delle risorse umane “nessuno vuole lavorare con persone sfortunate” e voi, probabilmente, lo siete state.

Previous post

Quel tiramisù alle fragole. La freschezza dell'estate alle porte

Next post

Pomodorini Gratinati

ed redazione

ed redazione