ED Abitare l'Agro PontinoED Cultura

Doganella di Ninfa centro dell’impero di Costantinopoli

di Marina Cozzo –

 

“Io devo forse ai fiori l’essere diventato pittore”. (Claude Monet)


In età romana, nei pressi del laghetto dal quale sgorga deliziosamente il fiume Ninfa (che attraversando l’Agro Pontino sfocia nel Tirreno), sorse il “fano”, un tempio sacro alle dee delle fonti, le Ninfe Naiadi.
Plinio nella sua opera, considerata come il primo trattato di geografia, descrive uno specchio d’acqua cristallina dove si potevano osservare isolotti galleggianti mentre suoni di strumenti musicali riecheggiavano leggeri nell’aria. Tanti altri autori narrano la storia di Ninfa, città che sorgeva all’estremo lembo nord delle paludi Pontine, vicino il villaggio di Doganella, ai piedi del monte dove era un tempo l’etrusca Norba.

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Oggi chiamata “La Città Morta” perché da secoli abbandonata, anticamente fu un centro dell’impero di Costantinopoli e nel secolo VII venne venduta da Costantino V il Copronimo a papa Zaccaria insieme al territorio di Norma.
Nel Medioevo (secolo IX) fu occupata dalla famiglia dei conti di Tuscolo, ma venne poi liberata da Gregorio VII. Successivamente Papa Pasquale II fece il nobilissimo gesto di assegnare il feudo di Ninfa non ad un Signore del casato ma al popolo stesso, decretando così un periodo di giurisdizione papale d’accordo con le autorità cittadine.
Ma dopo pochi anni il conte di Tuscolo Tolomeo tornò ad occupare il fatato giardino insieme a quasi tutto l’agro Pontino. E nuovamente la Chiesa torna al controattacco, con Papa Eugenio III nel 1146 che si riprese Ninfa e per concederla in feudo ai Frangipane.

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Marina Cozzo

Marina Cozzo

Giornalista