ED editoriale

Cinema e letteratura. Marcel Proust amava il cinema?

Di Cora Craus –

Letteratura e cinema un binomio cui siamo abituati, grandi film sono stati tratti da altrettante famose opere letterarie. Ma da tutte le opere letterarie è possibile trarre film?  E la “Recherche”, la monumentale opera di Proust racchiusa in sette volumi, si presta a divenire film?  E, lui, Marcel Proust, uno degli scrittori più studiati del mondo, quanto amava il cinema? All’iconico scrittore francese il cinema non piaceva perché riteneva improbabile l’accostamento tra la profondità di pensiero cui portava la vera letteratura e la banale “sfilata cinematografica delle cose”. Sarebbe meravigliato, oggi, di scoprire quanto la sua opera abbia contribuito al formarsi di una dialettica sempre più serrata tra la settima arte e la letteratura? Questo interrogativo viene affrontato in modo semplice e mai scontato in una bella riflessione dal titolo: “La recherche di Proust e il cinema: una relazione complicata” di Maria Antonietta Coccanari De’ Fornari.

 L’autrice apre riportando il pensiero di Carlo Bo, sulla reale possibilità di una trasposizione cinematografica di uno dei libri chiave del Novecento. Carlo Bo ne sottolinea le difficoltà sia per la mole delle pagine sia per la storia in sé, la quale è un continuo, lungo ed inafferrabile divenire difficile da circoscrivere in uno scenario teatrale o cinematografico. E, la Coccanari De’ Fornari, spiega, quanto al cinema e al teatro siano indispensabili i “fatti”, gli “avvenimenti” che “Nella Recherche invece retrocedono per salvare le essenze, quelle che separano il salvabile dal perduto”. Mentre la narrazione di Proust prende sempre più forma nella dimensione, senza confini, del “Tempo interiore avvicinandosi al coevo continente freudiano”.

 Eppure sono tanti i maestri del cinema contemporaneo ad essere stati soggiogati dal magnetismo che sprigiona: “Alla ricerca del tempo perduto” e ad aver provato a scrivere vari adattamenti teatrali e progetti cinematografici, sia tratti dai libri dell’opera sia ispirati alla vita dello scrittore. L’autrice ne annota alcuni tra i più famosi ricordando, forse, l’unico tentativo televisivo di mettere in scena tutta la Recherche, una sfida realizzata dalla tv francese nel 2011 per la regia di Nina Companéez.

Come ricorda l’autrice della riflessione, pubblicata nella rivista “Teatro e cinema contemporaneo”, i tentativi di rappresentare tutta l’opera ha impegnato artisti di grande spessore come Fellini, Visconti con le importanti sceneggiature di Ennio Flaiano, Enzo Siciliano progetti che non sono andati in porto ma le sceneggiature si sono trasformate nel volume: “Progetto Proust” ed. Bompiani e nel documentario tv: “Le vie della Recherche” di Giorgio Treves. Un altro progetto, non andato a buon fine, vede coinvolto il regista Joseph Losey e il premio Nobel per la letteratura Harold Pinter anche in questo caso il lavoro si trasformerà in una pubblicazione per la casa editrice Einaudi.

 Un momento di grande vitalità per la trasposizione cinematografica della “Recherche sono stati gli anni Ottanta del secolo scorso, infatti, sono stati realizzati films ispirati a singoli libri quali: “Un amore di Swann” con Alain Delon e Fanny Ardant; “Il tempo ritrovato” con John Malkovic; “La captive” ispirato al quinto volume per la regia della belga Chantal Akerman che si suiciderà nel 2015. Per tutti i film citati, Maria Antonietta Coccanari De’ Fornari, scrive un brevissimo giudizio tecnico e un illuminante aggettivo.

L’autrice con una narrazione precisa, lieve, dotta, ricca di aneddoti, qua e là con qualche suspense stuzzica la nostra avida curiosità quando accenna a films famosissimi considerati “citazioni” della Recherche, i quali, per noi comuni spettatori, si traducono in una reale e gradevole sorpresa. Quali sono? Ne citiamo alcuni: “Ratatouille”, “Il favoloso mondo di Amélie”, “La La Land”, “La grande bellezza” di Sorrentino” “Midnight in Paris” di Wood Allen per non parlare di “C’era una volta l’America” di Sergio Leone, il quale, in più di un’occasione dichiarò che quel film era la trasposizione simbolica della Recherche. Per chi ama il cinema, il dietro le quinte della settima arte la lettura di questa riflessione è come da gustare il fine perlage di uno champagne.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista