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Rita Calicchia, il mio ricordo delle nostre nozze bagnate.

di Alga  Madìa –

Qualcosa di particolare era avvenuto, e casualmente, nella nostra vita.
Avevamo deciso entrambe di sposarci nello stesso giorno e nella stessa Chiesa. Lei di giorno, io la sera. Quella mattina mi svegliò il rumore del temporale. Pioveva e tanto. Era il 1984 e papà mi diceva “Vedrai, nel pomeriggio spiove e non ci saranno problemi per il tuo abito“.
Pensai a lei, a Rita, al fatto che stesse piovendo e decisi, con quello che ancora per poche ore era il mio fidanzato, di andare da lei, alla sua cerimonia, a vedere i fiori, quell’addobbo che avevamo scelto insieme. Io e lei. Mi piaceva molto, Santa Maria Goretti, una chiesa austera, dalle giuste dimensioni. Entrammo, sfidando come ho sempre fatto le credenze popolari secondo cui i fidanzati non possono incontrarsi il giorno del matrimonio, prima del.loro importante appuntamento. Ma noi eravamo 20enni e mi aggrappai alla frase su quel bigliettino arrivato a casa insieme alle rose rigorosamente rosse, che diceva “la pioggia non bagna il nostro amore”.
Un tuffo al cuore, vedere Rita su quell’altare. La proiezione di me qualche ora più tardi. C’era don Francesco Lambiasi, don Renato Di Veroli e lei nel suo abito da sposa.
Aspettammo la fine e  l’emozione saliva. La baciai in fretta, quasi a scusarmi per quell’abbigliamento poco consono a una cerimonia. Lei sicuramente non ci avrà fatto caso, o forse sì. Ecco, ho rivisto Rita Calicchia tante altre volte da allora, ma ogni volta che mi è capitato di pensare a lei, maggiormente da quando non è più fra noi, la rivedo nel suo abito da sposa. E così luminosa voglio ancora immaginarla. Perché così è che immagino si stia da quell’altra parte  di cielo cosi troppo distante da qui.

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