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… Solo autori pontini. Sotto l’albero un libro di casa nostra

di Cora Craus –

Territorio, città, comunità, appartenenza, cultura, parole che si rincorrono nel linguaggio quotidiano a volte sviluppando aspettative, a volte generando delusioni. Crediamo che poche cose come i libri possano essere termometro di realtà e cambiamenti. Essi riescono a racchiudere e a perpetrare, ciascuno nella loro chiara specificità, la memoria collettiva, il senso della storia, la vitalità di un territorio.

In omaggio a tale convinzioni, oggi, ci occuperemo, di autori “locali”.

L’eccidio di Roccagorga

Il primo autore è un’autrice, latinense di adozione, Eleonora Piccaro. Abbiamo scelto lei perché è brava, perché è donna, perché ha pubblicato con “Atlantide”, nuova casa editrice pontina fondata e diretta da Dario Petti, uno dei nostri maggiori studiosi di storia locale; il suo esordio come scrittore avvenne con “Il Partito Comunista Italiano nella provincia di Latina. 1921-1956”, ancora oggi, il libro resta un punto fermo per quanti vogliano approfondire la nascita e la storia del partito comunista e della Sinistra a Latina.

Torniamo ad Eleonora Piccaro e il suo libro “L’eccidio di Roccagorga” (ed. Atlantide – pag.174 – € 15), come preannuncia il titolo vi è narrato un doloroso avvenimento della nostra terra. Il 6 gennaio del 1913 a Roccagorga, paese dei Monti Lepini nell’attuale provincia di Latina, durante una manifestazione di contadini contro la cattiva amministrazione comunale, l’esercito apre il fuoco causando la morte di sette persone, tra cui due donne e un bambino, e il ferimento di altre quaranta.

L’autrice ricostruisce gli eventi che si sviluppano tra il 1913 e il 1922, seguendo le vicende di tutti i protagonisti, attraverso documenti degli archivi giudiziari, della polizia e della stampa dell’epoca. Una pagina di storia significativa per il movimento contadino e operaio italiano, un evento che fece luce sulle dure condizioni di vita dei braccianti del Lazio meridionale.

Secondo Antonio Gramsci se il fatto che dette origine alla cosiddetta “Settimana rossa” del giugno 1914, si ebbe ad Ancona “l’origine reale fu l’Eccidio di Roccagorga, tipicamente “meridionale”, e che si trattava di opporsi alla politica tradizionale di Giolitti, ma anche di tutti gli altri partiti, di passare immediatamente per le armi i contadini meridionali che elevassero anche una protesta pacifica contro il malgoverno e le cattive Amministrazioni di tutti i governi”. Un giovane direttore dell’ “Avanti!” Benito Mussolini per settimane dedicherà alla tragedia rocchigiana inchieste, articoli e titoli memorabili, uno di questi “Assassinio di Stato” gli costerà un processo a Milano.

Lettera a un amico sulla rivoluzione francese

Un filosofo, un intellettuale della nostra città, Mauro Cascio, ha curato l’intera opera di un filosofo illuminista francese del ‘700, Louis – Claude de Saint -Martin, che durante la Rivoluzione Francese faceva i turni di guardia al Tempio, prigione della famiglia reale. Il libro che vogliamo proporvi è «Lettera a un amico sulla rivoluzione francese» (ed. Tipheret Catania – € 10) una raccolta di considerazioni politiche, filosofiche e religiose sul più importante evento, vero e proprio spartiacque della storia moderna. Un libro che tutti gli studiosi definiscono “una lettura imprescindibile” per comprendere una parte della realtà politica mondiale in cui ci dibattiamo oggi. Louis-Claude de Saint-Martin ci invita a riflettere, al di là di retorica, buonismo e luoghi comuni in questo testo di una attualità sorprendente. Leggiamo nella presentazione: “Lettera a un amico sulla rivoluzione francese: Il nostro è un tempo per diete ferree: è rinuncia, non piacere. Anzi, il piacere è come rimosso, buttato via, gettato oltre il marciapiede. Colpa di una democrazia che è sempre più una presa in giro, un pretesto del Potere economico e finanziario per legittimare se stesso. Eppure lo Stato, come sostanza etica, dovrebbe essere una cosa seria. Cosa non ha funzionato?” “La vera rivoluzione – diceva Ernesto Che Guevara – dobbiamo cominciare a farla dentro di noi”. Chissà se il grande rivoluzionario argentino, dalle raffinate letture aveva letto Louis-Claude de Saint-Martin.

 

Tira fuori l’anima

Ancora una donna, l’esordio di una giovane autrice, Assunta Gneo con “Tira fuori l’anima” (ed. Europa – pag.276 – €14,90). Il libro è un inno alla rinascita, alla riscossa della propria vita e del proprio sogno. Ognuno di noi viene al mondo con un sogno, realizzarlo è complicato: ci sono persone che si battono per questo, ma rendendosi conto di quanto sia complicato rinunciano. Non ascoltano più la vocina che viene dall’anima, che li incita ad andare avanti, semplicemente smettono di credere, con il compiacimento di mariti, mogli, genitori, amici. Altri invece, scelgono di combattere, seppur difficile, complicato, impossibile, perché è lì che si fa la differenza. Luce è una di queste, rappresenta la vera luce che alberga dentro di noi, la forza che ci sostiene, che ci spinge a compiere un altro passo in avanti. Luce ha una famiglia disattenta, che non riesce a proteggerla, neanche dall’abuso dell’imbianchino che lavora a casa in occasione della sua comunione. La parola anima nel titolo ha attirato la nostra attenzione riportandoci alla mente una delle più belle descrizione letterarie di “anima” quella scritta da Herman Melville in “Moby Dick”: “Come questo spaventevole oceano circonda la terra verdeggiante, così nell’anima dell’uomo c’è un’insulare Tahiti, piena di pace e di gioia, ma circondata da tutti gli orrori della vita a metà sconosciuta”.

Canale Mussolini -Parte Seconda

Un romanzo storico, un grande affresco della vita alle origini della bonifica pontina, un Premio Strega: Antonio Pennacchi e il suo “Canale Mussolini -Parte Seconda” (ed. Mondadori – pag.425 – € 22). Se nel primo volume di Canale Mussolini ci aveva fatto riscoprire un capitolo della nostra storia per molti versi dimenticato, in questa seconda parte si dedica a mantenere viva la memoria del difficile processo di costruzione della nostra Italia democratica e repubblicana. Antonio Pennacchi torna a narrare le gesta dei Peruzzi, famiglia numerosa e ramificata di pionieri bonificatori, grandi lavoratori, eroici spiantati, meravigliosi gaglioffi, e donne generose e umorali.

La storia: Il 25 maggio del 1944 – ultimo giorno di guerra a Littoria – nel breve intervallo tra la partenza dei tedeschi e l’arrivo in città degli anglo¬americani, Diomede Peruzzi entra nella Banca d’Italia devastata e ne svaligia il tesoro. È qui che hanno inizio – diranno – la sua folgorante carriera imprenditoriale e lo sviluppo stesso di Latina tutta. Ma sarà vero?

Il Canale Mussolini intanto – dopo essere stato per mesi la dura linea del fronte di Anzio e Nettuno – può tornare a essere quello che era, il perno della bonifica pontina. In un nuovo grande esodo, che ricorda quello epico colonizzatore di dodici anni prima, gli sfollati lasciano i rifugi sui monti e tornano a popolare la città e le campagne circostanti. I poderi sono distrutti, ogni edificio porta i segni dei bombardamenti. Ma il clima adesso è diverso, inizia la ricostruzione.

Nel resto d’Italia però la guerra continua e si sposta man mano verso il nord, mentre gli alleati – col decisivo ausilio delle brigate partigiane e del ricostituito esercito italiano – costringono alla ritirata i tedeschi e le milizie fasciste. È una guerra di liberazione, ma anche una guerra civile crudele e fratricida. E la famiglia Peruzzi, protagonista memorabile della saga narrata in queste pagine, è schierata su tutti i fronti di questo conflitto.

 

Molto prima del calcio di rigore

Il calcio, in Italia, è l’argomento in assoluto più usato nelle conversazioni superando anche la politica; crediamo di non esagerare se consideriamo il calcio l’equivalente dell’argomento “tempo” di anglosassone memoria. Calcio, false verità, giornalismo, politica e i nuovi idoli, gli chef, sono gli ingredienti del romanzo noir “Molto prima del calcio di rigore” (ed. Drawup – pag. 298 – € 15) di Gian Luca Campagna. Che di se stesso dice: “Nasco giornalista e resta, al di là di tutte le sue storture e incongruenze, una professione che amo, perché questa non ti permette soltanto di raccontare un fatto ma di entrare in contatto con le persone, carpendone l’intimità. Resto un convinto assertore della teoria del giornalismo gonzo di Hunter Thompson (come se il giornalismo possa essere confinato in un ‘genere’), dove i fatti vanno raccontati e dove quello che viene registrato da orecchi e occhi viene poi espulso dal cuore, dando importanza alle persone piuttosto che al fatto in sé. L’essere ‘scrittore’ viene da sé: si scrive perché si ha qualcosa da raccontare non perché si vuole raccontare qualcosa, e raccontare resta un ponte di collegamento privilegiato con chiunque, permettendoti di accorciare ogni tipo di distanza. Lo sforzo che si dovrebbe fare ogni volta che si scrive è cercare di arrivare al fondo del cuore dell’interlocutore, entrare in una sorta di comunione spirituale con lui, a volte in modo diretto altre volte con un minimo di circospezione, ma sempre restando se stessi. E quando svolgo la professione di giornalista non vengo mai meno a un aforisma di Bertold Brecht: “Chi non conosce la verità è uno stupido, ma chi la conosce e la chiama bugia è un delinquente”. (Intervista di Patrizia Calamia)

“Molto prima del calcio di rigore” è il primo romanzo di Gian Luca Campagna, autore di racconti presenti in molte antologie. Ideatore, nel 2007, del festival del giallo e del noir “Giallolatino” e direttore del festival dell’editoria “Libri da scoprire

 

Il Sindacalista – I miei anni a Latina

Susanna Camusso, Segretario generale della CGIL, ha scritto l’importante prefazione di un libro che ha suscitato interesse e scalpore, “Il Sindacalista – I miei anni a Latina” (ed. Atlantide – pag. 332 – € 15) di Salvatore D’Incertopadre. Un racconto in presa diretta di chi ha vissuto in prima persona le più dure vertenze tra cui quella paradigmatica della Goodyear di Cisterna. Una narrazione, tra pubblico e privato, condita con simpatica ironia ma senza sconti per nessuno, nemmeno per il sindacato. L’autore, segretario generale della Cgil di Latina dal 2004 al 2012, racconta i suoi trentatré anni di vita, non solo sindacale, nel capoluogo pontino, dove si trasferisce, da Napoli, alla fine degli anni ’70, assunto come impiegato tecnico alla Marconi Italiana di Cisterna. Una memoria preziosa, sia perché è la prima, resa pubblica come libro, di un segretario provinciale della Cgil di Latina, sia perché narra di un periodo tra i più duri per il mondo del lavoro salariato…certo quando il lavoro c’era! Un brano tratto dalla prefazione di Susanna Camusso: “A volte mi capita di essere fermata da giovani delegati, studenti o lavoratori che mi chiedono del Sindacato, di cosa voglia davvero dire farlo, come lo si fa e come si diventa un bravo sindacalista. Quello del sindacalista non è propriamente un lavoro. Prevede un’ampia dose d’impegno, qualche delusione e molte soddisfazioni che, nel caso del sindacato, si traducono nel riuscire o meno a portare a casa un risultato positivo per altre persone, per i lavoratori, per coloro che rappresentiamo. Una forte responsabilità, quindi, come spiega bene questo libro in cui Salvatore si racconta e racconta la sua storia nella Cgil seguendo il ritmo degli eventi pubblici e privati che hanno segnato la sua vita e la storia del suo territorio”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Cora Craus

Giornalista