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Educazione ambientale nelle scuole: per una collettività attiva.

di Luisa Belardinelli –

È ormai quasi certo che dal prossimo anno l’educazione ambientale sarà obbligatoria dalla scuola materna fino alla seconda superiore. Ancora non proprio chiara la modalità di inserimento nei programmi scolastici italiani. Dal Ministero assicurano che prima possibile si avrà maggiore chiarezza.

Nasce un documento di linee guida di 150 pagine, promosso dal Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Barbara Degani, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, e volto a promuovere il progetto proprio in un momento storico in cui l’ecosistema martoriato e sofferente necessita di molteplici e sofisticate cure. Il Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, sottolinea che “rendere l’educazione ambientale obbligatoria a scuola è una scelta molto positiva, ma non deve rappresentare una mera aggiunta di una materia, rappresenti piuttosto anche l’introduzione di forme nuove di apprendimento per educare alla convivenza civile e al futuro”.

Ho avuto il piacere di intervistare Anna Maria Garettini, una donna che si è contraddistinta nel nostro territorio per il suo ruolo: è stata dirigente scolastico per venti anni nell’Istituto Frezzotti – Corradini di via Quarto a Latina; per la sua tenacia, ha combattuto nella sua scuola e non solo (continuando ancora oggi) contro l’omologazione culturale nei giovani; per la sua costanza, continua a fare formazione e a promuovere il sapere attraverso nuovi e moderni metodi didattici.

L.B. – “Cosa ne pensa dell’inserimento obbligatorio dell’educazione ambientale nelle scuole?”

A.M.G. – “L’educazione ambientale è una tematica che ormai da anni in molti istituti viene sviluppata. Istituirla obbligatoriamente è di certo coerente con l’andamento dell’attuale società. La questione però è un’altra. Le nostre scuole sono pronte ad accogliere questi nuovi stimoli? Per comprendere meglio è interessante andare a rileggersi le linee guida dell’incontro avvenuto nel marzo del 2000, del Consiglio e del Parlamento Europeo a Lisbona, dove erano presenti tutti i paesi della Comunità Europea, tra cui l’Italia. In questo importante incontro è stato creato un programma integrato nel settore dell’istruzione e della formazione, volto alla creazione di uno spazio europeo della ricerca. In Italia oggi solo pochi istituti scolastici si sono avvicinati al modello europeo. È un progetto con sistemi di istruzione e formazione per una società basata sulla conoscenza, che vuole creare una cittadinanza attiva fin dalla prima infanzia”.

L.B. – “Più di 40 anni di esperienza nella didattica e 20 anni di dirigenza nell’istituto Frezzotti- Corradini di via Quarto a Latina. Come dovrebbe essere la scuola di oggi?”

A.M.G- “Senza lo zaino – per citare un testo di Marco Orsi, dirigente scolastico nonché responsabile generale del progetto Senza Zaino – A mio parere la scuola oggi è purtroppo ancora basata sui contenuti e non sul metodo. Ai ragazzi manca l’operatività e la padronanza di competenze. Io immagino una scuola priva di aule ma con laboratori e libri di testo adeguati alla società che ci circonda (ad esempio, se parliamo di storia contemporanea, perché non raccontare ai ragazzi la nascita della nostra città approfondendo bene l’argomento?). In merito all’educazione ambientale per un risultato concreto sui ragazzi bisognerebbe focalizzarsi su una metodologia di base caratterizzata da: una dimensione sociale, volta a valorizzare il nostro territorio, psicopedagogica promuovendo una corretta relazione con la natura e formativa sviluppando maggiori competenze tecniche legate all’argomento. La scuola deve oggi essere contemporanea e globale, in grado di osservare e analizzare la società, diventando un laboratorio dedicato alla scoperta e alla ricerca di ciò che serve concretamente. La scuola deve quindi essere utile alla costruzione di una società sana e attiva!”

L.B. – Le linee guida di Lisbona e i suoi cinque livelli di riferimento del rendimento medio europeo, parlano chiaro: un punto fondamentale, proprio il quinto, sottolinea come sia importante l’apprendimento permanente (lifelong learning) e come l’obiettivo principale sia proprio quello di innalzare almeno al 12.5% la partecipazione formativa degli adulti in età lavorativa (25 – 64 anni). A proposito quindi di competenze, i nostri docenti conoscono il giusto metodo per sviluppare tematiche legate all’ambiente?

A.M.G. – “Sono davvero pochi gli insegnanti che approcciano al metodo. La maggior parte si sofferma sui contenuti che spesso non sono efficaci sugli alunni. Nel caso specifico riguardante l’educazione ambientale, la natura bisogna conoscerla veramente! Lo stesso docente deve acquisire competenze concrete anche per promuovere una cittadinanza attiva e fattiva. Nuovi stimoli, ampliare la formazione genera anche lavoro ed economia, non dimentichiamocelo mai! L’economia pertanto – intesa nel senso ampio del termine: produttività, creatività, crescita – dovrebbe essere  fondata sulla conoscenza”.

È quindi importante essere consapevoli che il sentimento legato al rispetto per l’ambiente nasce, si evolve, matura e perdura solo ed esclusivamente se si ha un percorso sano e coerente di conoscenza e di esperienza legata al mondo che oggi ci circonda.

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Luisa Belardinelli

Luisa Belardinelli

Giornalista