ED editoriale

Quei volti di bambini, da Gaza in Siria. Mondo guardone.

di Alga Madìa –

Ho sognato bambini. E con gli occhi stanchi e chiusi ho anche sentito il loro pianto, quel lamento di sofferenza.

Un bimbo piangeva disperato perché guardava la sua mamma caduta sotto i colpi di un disastro umano. A lui non importa il motivo, voleva con sé la sua mamma. Provava insistentemente a mettere la manina dentro la sua ma lei non poteva più stringergliela. Non sapeva più proteggerlo.
Ho sognato una mamma che piangeva disperata. Il suo grido di rabbia, quello di chi non vuole convincersi: lo sento ancora nelle orecchie. Teneva fra le braccia il suo bambino. 4 anni, 5? Non lo so e non cambia. Era una bambino che cresceva, nato in quella che si chiama guerra e che dura da quando sono nata io. E anche quando lui nasceva c’erano i feroci attacchi che scavalcano quella striscia, quella inutile vergognosa striscia. Colpi che la trapassano scientificamente e altrettanto scientificamente uccidevano già allora i suoi amici, i suoi compagni, i suoi cuginetti. E le loro madri, i papà, ma anche i nonni. Il mio sogno sudato di rabbia per le scene raccapriccianti di sofferenza, la puzza di morte, di povertà, gli occhi disperati e quelli rassegnati al dolore. E svegliandomi ho sentito di aver provato tutto come fosse accaduto a me.
E invece no. Mi sono guardata intorno, il mio letto con le lenzuola blu, il silenzio rotto soltanto dal ticchettio della sveglia. Poi ho visto un’immagine consueta nella mia casa, nella mia camera. Un quadro di Madonna. Guardandolo pensavo ” ho vergogna, vergogna di me, di noi, perché restiamo a guardare, perché non sappiamo indignarci. Perché scrivo cose sterili, che vengono dal cuore, ma non vanno oltre. Non producono nulla. Fai che il mondo capisca, fai che si svegli dal bel torpore della mattina, dall’opulenza egoista e cinica, fai che non si debba più sentire lo straziante grido di una madre, vedere un bimbo restare impotente accanto al cadavere della sua mamma. Fa perlomeno che a quel bambino arrivi il mio pianto, la mia vergogna, la mia personale richiesta di perdono. Il perdono di chi pensa alle vacanze e ad un’estate ormai prossima.

Perdonami piccolo e tu che le stai ancora accanto, chiedi perdono per me alla tua mamma”.

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