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Lorenzo Marone, “La tentazione di essere felici”. Il romanzo cui si è ispirato Gianni Amelio nel suo “La tenerezza”

 

di Cora Craus –

Il film, “La tenerezza”, di Gianni Amelio è tratto dal romanzo “La tentazione di essere felice” di Lorenzo Marone, un autore napoletano, un apprezzato romanziere che scrive anche per “La Repubblica”, dove ha una sua seguitissima rubrica fissa dal titolo “Granelli”. Il libro è vincitore di numerosi premi letterari tra i quali il “Premio Stresa”.

Dal romanzo al film è un antico e stabile sodalizio, un binomio dove la settima arte attinge a piene mani dai romanzi, dai racconti, dai testi teatrali o poetici. È accaduto più volte nella storia del cinema che da libri di “nicchia” siano stati realizzati veri e propri capolavori. Sarà capitato anche il contrario? È possibile, è nell’ordine delle cose.

In questi ultimi mesi sono usciti un considerevole numero di film di grande popolarità tratti o ispirati a romanzi contemporanei di successo, possiamo citare “Mal di pietre” tratto dall’omonimo romanzo rivelazione della scrittrice sarda Milena Agus. “Tutto quello che vuoi”, un film tratto dal romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini. E, ancora “Fortunata” tratto da un racconto, in attesa di pubblicazione, di Margaret Mazzantini. Potremmo continuare. Ma, noi, vogliamo scrivere de “La tentazione di essere Felici” (ed. Longanesi – pag. 272 – € 15) un romanzo affascinante e commovente con un impianto narrativo corale dove s’incontrano e si scontrano i silenzi, le zone grigie del cuore e della mente, gli slanci e le passioni di svariate generazioni. È un romanzo che parla di affetto e della sua mancanza. Parla della vecchiaia con la sua fragilità e la sua ironica saggezza; ci narra che non è mai troppo tardi per aprire il cuore, la mente, l’anima. Approccia in maniera incisiva e delicata, l’amara realtà della violenza sulle donne perpetrata in una vita cosiddetta normale. Cos’è, davvero, una vita, un paese, una società normale?  “La tentazione di essere felici” è stato avvicinato, per il suo stile, la sua bellezza, a “La versione di Barney” di Mordecai Richler.

Una breve nota dal risvolto di copertina:Cesare Annunziata, il protagonista, potrebbe essere definito senza troppi giri di parole un vecchio e cinico rompiscatole. Settantasette anni, vedovo da cinque e con due figli, Cesare è un uomo che ha deciso di fregarsene degli altri e dei molti sogni cui ha chiuso la porta in faccia. Con la vita intrattiene pochi bilanci, perlopiù improntati a una feroce ironia, forse per il timore che non tornino. Una vita che potrebbe scorrere così per la sua china, fino al suo prevedibile e universale esito, tra un bicchiere di vino con Marino, il vecchietto nevrotico del secondo piano, le poche chiacchiere scambiate malvolentieri con Eleonora, la gattara del condominio, e i guizzi di passione carnale con Rossana, la matura infermiera che arrotonda le entrate con attenzioni a pagamento per i vedovi del quartiere. Ma un giorno, nel condominio, arriva la giovane ed enigmatica Emma, sposata a un losco individuo che così poco le somiglia. Cesare capisce subito che in quella coppia c’è qualcosa che non va, e non vorrebbe certo impicciarsi, se non fosse per la muta richiesta d’aiuto negli occhi tristi di Emma… I segreti che Cesare scoprirà sulla sua vicina di casa, ma soprattutto su se stesso, sono la scintillante materia di questo romanzo, capace di disegnare un personaggio in cui convivono, con felice paradosso, il più feroce cinismo e la più profonda umanità.”

 

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista