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Latina vuole un futuro. Il grido lanciato da “Io sono la mia città”

di Emanuela Federici –

 

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo”.

Così Cesare Pavese dimostra l’attaccamento alla sua terra, alla propria cultura. Un attaccamento che dovrebbe essere un comune denominatore nelle città, motivo di orgoglio e voglia di fare, in grado di spingere anche chi vive passivamente la realtà ad interessarsi a ciò che succede tra le strade che percorre ogni giorno.

Ed è questa forza trainante che manca a Latina. Un senso di attaccamento latente che ci lascia in balìa degli eventi. Un disagio, dal quale nasce l’evento “Io sono la mia città”, organizzato venerdì 20 febbraio da ‘Latina Oltre’, ‘Latina Prima’ e ‘IdeaLista’.

“Non possiamo prendercela con nessun altro se qualcosa non va nella nostra città”. A parlare è il Presidente di Latina Prima, Massimo Marini, moderatore durante l’evento che si è tenuto presso l’Hotel Europa, che esprime il suo disappunto sulla passività dei cittadini pontini di fronte ad alcune tematiche, come la salvaguardia del territorio e della città. “Il cittadino deve rendersi conto della sua duplice dimensione, come singolo, ma anche come individuo parte della collettività”.

Un evento, questo, rivolto soprattutto ai giovani, come spiega Matteo Coluzzi, in rappresentanza del Progetto ‘Latina Oltre’: “Vogliamo pianificare iniziative utili dal punto di vista dei giovani. Vogliamo provare a mettere in piedi qualcosa di concreto. Perché viviamo in una città che deve voltare pagina, che deve ripartire dai giovani e riscoprire le proprie potenzialità. E la prima risorsa sono i giovani stessi, che hanno il diritto ed il dovere morale di rimboccarsi le maniche e programmare il proprio futuro. La speranza di non dover andare via verso altre città è data dalla partecipazione alla nostra comunità”. Ci vuole interesse, secondo Coluzzi, ma anche tanta voglia di fare, di conoscere e di organizzarsi.

“Una città di Egoisti”, afferma il giornalista Gian Luca Campagna. “La mia rivista è nata per mettere in risalto i protagonisti di Latina che eccellono nei loro ambiti, con una partecipazione più attiva. Posso confermarvi che negli ultimi quindici anni questa città non ha riscontrato nessuno che abbia avuto un ruolo guida. Latina ama l’individualismo – continua Campagna – e fa poco squadra”. Cosa che si riscontrerebbe anche nelle varie amministrazioni comunali, secondo il direttore della rivista ‘Ego’, in cui nel tempo ogni sindaco ha puntualmente cancellato il lavoro fatto da quello precedente. “Questo vuol dire perdere tempo e soldi. Dovremmo essere una collettività e usare i nostri spazi, il Circolo Cittadino ad esempio, come dei veri centri culturali”.

Preoccupato per i giovani, invece, è l’attore e regista Clemente Pernarella che spiega l’importanza di creare a Latina le condizioni essenziali per non vederli scappare verso altre realtà più ricche di possibilità. “Sono preoccupato per quello che la nostra città ha da offrire ai giovani”. Immagina Latina come un corpo martoriato “che non ha bisogno di capire chi sia stato a sparargli, ma solo di cure immediate”. Ciò che manca è un’idea, secondo Pernarella. “Dobbiamo capire cosa vogliamo che questa città sia tra vent’anni. Bisogna capire come intervenire sui fondi e cercare nelle altre città un esempio, non chiudersi nel passato. Tutto quel riflettere su cosa eravamo ho paura che ci abbia fatto fermare su ciò che abbiamo realizzato. Dobbiamo invece concentrarci su ciò che siamo ora e scegliere che tipo di comunità vogliamo diventare”.

Più cruda l’analisi dello scrittore Pierluigi Felli, il quale ha sottolineato la presenza a Latina di una maggioranza di persone maleducate con le quali la minoranza che lotta non riesce più a convivere. “Il dramma del famoso eucaliptus di via Quarto, ad esempio, non è stato segnalato dalla maggioranza che aveva le carte in mano e tutte le possibilità per farlo, ma da un comitato cittadino spontaneo. Questa è una cosa molto grave. Non voglio stare in una città così. Una città in cui le persone rovistano nei secchi dell’immondizia, ma non per cercare da mangiare”.

Il bilancio è quello di una città che necessita di interventi, ma soprattutto della partecipazione di tutti, come sottolinea Paolo Toselli, realizzatore, insieme a suo fratello Riccardo, di alcuni video proiettati durante l’incontro e presenti sulla pagina facebook ‘Io sono Latina’. Video di denuncia sociale e culturale, basati sull’ironia che si staglia dietro alle vicende quotidiane di Latina. “Questa pagina è cresciuta grazie alle persone che si sono aggregate e che ci hanno appoggiati. Ed è proprio questo che manca nella nostra città: l’interesse e la curiosità. Il problema è che la maggior parte dei latinensi si sente spettatore, non partecipe delle cose che accadono”.

Un’indifferenza che non preoccupa affatto Antonio Taormina, pittore e scultore pontino, che si dice entusiasta “della nostra eterogeneità. La complessità della nostra città è come un insieme di colori. Tutti noi abbiamo dovuto abbandonare un luogo per approdare qui. Quindi siamo tutti profughi, ma siamo anche figli di Ulisse e della Maga Circe”. Il senso del viaggio inteso come parte di una comunità dalla quale non si può prescindere. Secondo l’artista il territorio va salvaguardato da disastri come ‘Palazzo Key’, va apprezzato e vissuto nel modo giusto.

Una concentrazione di disagi portati alla luce in questo primo evento per la nostra città, a cui faranno seguito altri due incontri, uno sull’economia sociale e uno sul tema delle università del territorio. Disagi, ma anche una forte voglia di cambiare, di creare un futuro che accolga i nostri progetti e la nostra voglia di comunità.

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