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Contadini si nasce o si diventa?

di Luisa Belardinelli –

 

Secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè il 57% dei giovani sceglie di aprire un agriturismo invece di lavorare in una multinazionale o fare l’impiegato in banca; mentre oggi, udite, udite, 4 genitori su 10 consiglierebbero al figlio di fare l’agricoltore. 

Non è passato poi così tanto tempo da quell’epoca in cui la terra era la madre di tutti, dove l’agricoltura creava villaggi e vita. Dalla madre terra siamo fuggiti per nasconderci nel cemento, autoconvincendoci che fosse l’unica soluzione al nostro benessere… Ma forse a quei tempi lo era… forse.

L’emancipazione e la metamorfosi dei villaggi, con l’arrivo delle industrie, sconvolsero le nostre ritualità e il nostro stile di vita, e ci portarono verso l’omologazione ad un sistema internazionale post moderno consumistico che troppo abbiamo mitizzato.

Ma qualcosa si è risvegliato in noi, vuoi per una maggiore consapevolezza di ciò che ci circonda (architettura urbana oscena, inquinamento, piccoli spazi per troppa gente), vuoi per la qualità della nostra vita, della nostra alimentazione e del nostro corpo.

A volte, quando vado a visitare grandi realtà urbane, mi sembra di far parte del famoso videogioco Pac Man, in cui ci si mangia a vicenda fino ad arrivare ad ottenere spazio vitale… E’ un gioco la nostra vita? Abbiamo così fame di spazi, di verde e di aria? Ebbene, sì.

Ecco perché negli ultimi anni è nata la necessità di tornare a riappropriarci della nostra natura. Sono molte le persone che scelgono di vivere in campagna con tutti i sacrifici annessi: lontananza dal luogo di lavoro, disagi climatici, isolazionismo, ecc. ecc. Ma tutto questo, a quanto pare, secondo gli ultimi sondaggi, non spaventa i neo campagnoli!

Molti di loro, giovani e non, reinventano la loro vita. Grazie anche ad alcune agevolazioni come la vendita o l’affitto dei terreni agricoli pubblici. Sono previste infatti, oltre diecimila nuove imprese agricole grazie al protocollo d’intesa firmato dalla Conferenza delle Regioni, dal Ministero delle Politiche Agricole, l’Ismea, l’Anci e l’Agenzia del Demanio, il quale prevede la cessione ai più giovani dei terreni agricoli che fanno capo a regioni ed enti locali.  Sono infatti oltre 140mila gli ettari di superficie agricola utilizzata censiti dall’Istat per i quali il programma di dismissione è già in atto per il Demanio e per le Regioni. Sono nate così le “banche della terra” dove censire i terreni pubblici disponibili e i terreni incolti dei privati.

L’agricoltura pertanto, è uno dei pochi settori in Italia che ancora crea occupazione. E’ interessante notare come da un’analisi abbastanza recente di Coldiretti, il lavoro nei campi registra un incremento record dell’1,5 per cento degli occupati (il triplo del valore medio totale di tutti i settori). Dati positivi su tutta la penisola, incrementi dell’1,4 per cento al nord e del 12,6 per cento al centro, una leggera flessione invece dell’1,4 per cento al sud. Altro dato curioso consiste nell’aumento in campagna di lavoratori indipendenti (+3,6 per cento) mentre diminuiscono fortemente quelli dipendenti (-0,4 per cento). Uno dei motivi scatenanti la diminuzione è dato dall’alto numero di lavoratori nei campi, a nero spesso stranieri.

E allora, sfoderiamo le zappe, l’ingegno e la creatività, la terra ci chiama…

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E vissero per sempre (forse, probabilmente… speriamo) felici e contenti!

Luisa Belardinelli

Luisa Belardinelli

Giornalista