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Salute ed informazione. Dott. Fabio Ricci, Direttore Clinico della Breast Unit: “Conoscere il tumore al seno”.

 

A cura di Cora Craus –

In occasione dell’Incontro sul Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), sul Cancro della Mammella “Conoscere il tumore al seno”, che si terrà il 23 novembre presso l’aula della Palazzina Direzionale dell’Ospedale S.M. Goretti di Latina, riportiamo alcune riflessioni del dott. Fabio Ricci Direttore Clinico della Breast Unit.

 Una Breast Unit è un pool di specialisti dedicati alla gestione del tumore alla mammella che prende in carico le pazienti affette da tumore e le accompagna durante tutto il percorso diagnostico-terapeutico. “Le Breast Unit e le cure del tumore al seno all’interno delle Breast, devono costituire un diritto per le donne.  – Afferma con enfasi il dott. Fabio Ricci, suscitando un moto di gratitudine da parte di tutte le donne, – Mi permetto con umiltà di affermare che devono rappresentare una serie di diritti. Un Diritto Naturale perché comune a tutti gli individui, dalla nascita; un Diritto Universale poiché deve essere identico per tutti, indipendentemente dalla razza, l’etnia, la religione, un Diritto Inalienabile poiché non può essere ceduto e/o abolito ed è conservato per la vita. Infine un Diritto Indivisibile poiché la sua violazione è una minaccia per tutti gli altri diritti.

“Si deve guardare sempre di più alla qualità della vita delle donne operate.  – sottolinea il dott. Ricci che nei suoi interventi parla spesso di rivoluzione culturale oltre che di evoluzione chirurgica della senologia –Tutto questo non avviene né sarebbe mai avvenuto senza una prima e una seconda rivoluzione culturale. Per intenderci nella prima rivoluzione dagli anni 70 al 2000 la chirurgia senologica è passata secondo il paradigma del prof. Veronesi, dal trattamento massimo tollerabile al trattamento minimo efficace, dopo il 2000, nella seconda rivoluzione la paziente viene posta al centro dell’agire medico, sono le strutture e i servizi che ruotano intorno alla paziente.

 La cosiddetta medicina traslazionale, che si può sintetizzare con la frase “from bench to bedside”, dal “banco della ricerca al letto del paziente”, con un rapporto bidirezionale e multidisciplinare che presuppone un elevato livello di collaborazione con l’Università, con il fine di migliorare la salute delle nostre pazienti. Le Breast Unit incarnano al meglio questi concetti. Se permette una nota che riguarda specificatamente la chirurgia della nostra Breast Unit. Nel nostro Centro come abbiamo più volte pubblicato su numerose riviste internazionali, gli interventi di quadrantectomie, chirurgia oncoplastica, asportazione del linfonodo sentinella etc, avvengono in day-surgery e in anestesia locale con un risparmio economico di circa il 55% rispetto alle stesse procedure eseguite in regime di ricovero ed in anestesia generale con grande vantaggio per le donne che non vengono allontanate dalla famiglia e dal proprio ambiente”.

Il cancro alla mammella è il primo tumore nel sesso femminile e per questo chiamato il “big Killer” del terzo millennio. Crediamo che molte di noi si siano dovute confrontare con una donna, amica o parente costretta a lottare contro il cancro. Cosa succede nell’animo di una donna nel momento della diagnosi di tumore? “La donna subisce un terremoto interiore, – spiega il dott. Fabio Ricci  precipita all’interno di una caverna buia è disorientata, confusa, nella Breast Unit la paziente diventa parte integrante della Breast, si sente accolta, rassicurata, non sminuita nei suoi timori, non relegata ad un ruolo di passività ed impotenza, ma assume un ruolo condiviso degli eventi, quindi condivide un percorso basato sulla conoscenza. Pubblicati e presentati in numerosi convegni internazionali, abbiamo fatto un parallelo con il mito della caverna di Platone e introdotto il concetto di “Spirale Virtuosa”. A differenza degli schiavi della caverna le donne malate non hanno catene fisiche ma della mente. Queste catene sono rappresentate dalle proprie convinzioni, pregiudizi, sospetti e timori.

 Liberata da queste catene, la paziente viene presa per mano ed aiutata ad uscire della voragine dove è precipitata alla notizia di essere ammalata. Un percorso a forma di spirale. La scelta della spirale è dettata dal fatto che la paziente alle volte ha la inconsapevole sensazione di non compiere progressi, di tornare al punto di partenza, in realtà percorrendo i cerchi della spirale ci eleviamo progressivamente ad un livello superiore.

 L’abbiamo chiamata “Spirale Virtuosa”, perché questo percorso porterà la paziente, dalle tenebre della malattia alla luce della guarigione. La cultura  – continua il dott. Ricci è il fattore chiave di questa battaglia per riposizionare l’Uomo al centro delle nostre conoscenze e strategie. C’è una frase di Nelson Mandela che amo molto e con la quale chiudo spesso i miei interventi pubblici, recita: “La cultura è l’arma più potente che possiamo utilizzare per cambiare il mondo”.

 

 

 

 

 

 

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista