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Proust… in terra pontina. Oggi, risponde… GIAN LUCA CAMPAGNA con il suo romanzo “Finis Terrae”,

di Cora Craus –
“Proust… in terra pontina”, è una rubrica di interviste a personaggi, legati, per nascita, lavoro, affetto alla nostra terra, e molto liberamente ispirata al questionario di Marcel Proust.
Oggi, risponde… GIAN LUCA CAMPAGNA – giornalista, scrittore, è tra i primi in classifica con il suo romanzo “Finis Terrae”, ideatore-organizzatore di eventi culturali tra cui ricordiamo il festival “Giallo Latina”, attualmente è impegnato, come direttore artistico nell’evento letterario “Libridamare”.
Il tratto principale del suo carattere?
La caparbietà e la solarità.
Più tifoso o più sportivo?
Sportivo senza dubbio. Ma guardo le partite delle mie squadre del cuore (Latina e Roma) sempre con ardente passionalità: il calcio appartiene alla franchigia delle emozioni più istintive, è impossibile schermarle. Ho provato a iniettarmi bromuro quando sono sugli spalti, ma se devo stare allineato e coperto è bene che segga sulle poltroncine di un teatro.
Il suo principale difetto?
Penso sempre quello che dico. E dico sempre quello che penso.
Il suo principale pregio?
 – Penso sempre quello che dico. E dico sempre quello che penso.
Un difetto che non perdona?
 – L’ipocrisia.
Le colpe che le ispirano maggiore indulgenza?
La fragilità emotiva.
Quel che apprezza di più nei suoi amici?
 – La lealtà.
Stato attuale del suo animo?
 – Scirocco andante.
Può rivivere una grande storia epica, l’Odissea o l’Eneide?
L’Odissea, per tre motivi: sulla scaltrezza di un manipolatore della parola e dell’azione come Ulisse, archetipo del Pinocchio di Collodi, hai tutto da imparare; una guerra lunga dieci anni che nasce ufficialmente per la donna più bella del mondo credo sia un aspetto talmente romantico che ti si caria un molare appena ci pensi ma tocca le corde del cuore; e poi il mio cane boxer si chiama Argo, elemento di fedeltà assoluta, oltre l’immaginabile. E poi qui da noi c’è il profilo della Maga Circe…
Per la serie “le interviste impossibili”, quale donna del passato vorrebbe intervistare?
Penelope. Ma come ha fatto a resistere dieci anni???!!!
I suoi autori preferiti in prosa?
Manolo Montalbàn e Jean Claude Izzo, ci sono alcuni passi che leggo e rileggo. Ma sono fondamentalmente un onnivoro: divoro di tutto. Compresi i bugiardini delle medicine.
I suoi poeti preferiti?
Sono troppo prosaico per capire la poesia.
I suoi compositori preferiti?
Astor Piazzolla. Il suo tango scioglie anche il cuore degli assassini.
I suoi pittori preferiti?
Tutti quelli che appartengono al surrealismo. La loro capacità espressività l’ho sempre ritenuta dirompente, tant’è che poi s’è allargata anche ad altre arti.

Il suo campione preferito?
Dorando Pietri, la rappresentazione della tenacia psicologica e muscolare in un fisico esile, sublimata in quella squalifica sfigatissima che gli tolse l’oro alle Olimpiadi di Londra. E poi Mwepu Ilunga, un calciatore dello Zaire ai Mondiali 74, sbeffeggiato per una punizione calciata al contrario, ma che solo a distanza di anni si seppe che quel gesto racchiudeva il dramma di quel Paese.
Un tratto distintivo dei latinensi?
Sono portatori insani di un talento individualista esagerato. È una malattia contagiosa che crea purtroppo dipendenza.
Un difetto di Latina?
Da bambino credevo che fosse il posto più affascinante del mondo, per la sua architettura monumentale razionalista, per il sole e il clima, per il mare, per i laghi palustri, per la Maga che domina, per il mosaico di genti così differenti, per il sentimento dell’accoglienza, per le belle donne. E lo è. Ma è rimasta una città inespressa. E questo mi ha sempre fatto incazzare.
Un pregio della città?
– Il meticciato ante litteram ben prima della globalizzazione, che però non ha mai usato a suo vantaggio. Anzi, ha creato tribù in una comunità storicamente chiusa più di un riccio aggredito da un branco di lupi.
Una priorità culturale a Latina?
Il superamento dei limiti ideologici di chi professa di fare cultura, ancor prima del restyling degli spazi adatti per eseguirla e produrla.
Un suggerimento al nuovo sindaco?
Di leggere il mio romanzo ‘Finis terrae’. Ne potrebbe rimanere sorpreso.
Il calcio, quale futuro immagina per la squadra cittadina?
Il calcio è una delle poche cose che ancora fa sognare, nemmeno fosse un oppio di ottima fattura. Non lo svelo in quest’intervista, ma vi suggerisco di andarvi a leggere l’antologia del Giallo Mondadori ‘Giallo di rigore’ che sarà in edicola a luglio e agosto in tutt’Italia. Ogni autore doveva scrivere un racconto sulla sua squadra, ci sono anch’io: lì ho immaginato il futuro del Latina.
Uno scrittore pontino da non perdere di vista?
Mauro Cascio. Quando frulla nel mixer filosofia, ironia, quotidianità, revanscismo, retropensiero, dietrologia, visioni da peyote diventa il numero uno al mondo.
Un musicista pontino di cui tessere le lodi?
 – Ho fischiettato per qualche giorno ‘Stay a Latina’ di Manuel Finotti. Io, che mi perdo nelle corde del blues del mondo.
Un regista pontino che ammira?
Ne abbiamo molti. Un’intera generazione, direi. Nominarne solo uno è fare torto a tutti gli altri, che sono molto bravi, anche se Paolo Toselli ha metastasi tarantiniane.
Un pittore pontino che tutti dovrebbero conoscere?
Antonio Taormina. Ha rivoluzionato il concetto di cultura, aprendo le sue opere alla comunità con il suo open free space. E poi nella sua produzione artistica non manca mai una traccia di pontinità. È inimitabile.
Il titolo scandalo della biografia di Gianluca Campagna fino ad oggi?
I libri che avrei voluto scrivere li ha già scritti tutti quel geniaccio di Bukowsky. Non mi resterebbe che raffigurare le sue (dis)avventure…

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista