Occupazione nel pontino. Il calo occupazionale ha discriminato fortemente le donne

A cura di Cora Craus –
Occupazione in calo nel pontino. Seria preoccupazione espressa dal mondo sindacale.Luigi Garullo e Francesca Toselli della UIL affermano: “Latina, unica provincia del Lazio con indici in calo. Aumenta il lavoro a tempo e la precarietà”
Lo scorso anno l’Istat ha censito 211mila occupati tra lavoratori e lavoratrici, contro i 213mila del 2023. Mentre erano stati 210mila nel 2022. In aumento, invece, il numero degli inattivi: 138mila, 135mila nel 2023. Dopo Roma (812mila), siamo il secondo territorio laziale per numero di persone che non sono né al lavoro, né lo cercano attivamente. Questo e altro emerge dal dossier che la Uil del Lazio e l’istituto di ricerca Eures hanno realizzato in occasione della tappa laziale della Carovana Uil che ha affrontato il tema del precariato, del lavoro povero, delle persone che pur lavorando sono vicine alla soglia di povertà. Aspetti, questi, che si ritrovano nella campagna del sindacato #NoAiLavoratoriFantasma.
Il dossier rileva con dettaglio una tendenza opposta a quella degli altri territori del Lazio: Latina è infatti l’unica provincia della regione ad aver patito una flessione in termini occupazionali. “E’ una contrazione – spiega Luigi Garullo, Segretario generale della Uil pontina – che purtroppo non ci sorprende, perché durante lo scorso anno più volte avevamo denunciato l’incremento continuo delle ore di cassa integrazione, aumento che a fine anno aveva raggiunto il più 75,6 per cento rispetto al 2023”.
In termini assoluti nel 2024 le donne occupate sono state 78mila, 84mila nel 2023, 81mila nel 2022, 79mila nel 2021. Gli uomini invece nel 2024 hanno raggiunto le133mila unità, 129mila nel 2023 così come nel 2022, 127mila nel 2021. “Leggendo questi dati con la lente d’ingrandimento della prospettiva di genere – spiega Francesca Toselli responsabile pari opportunità della Uil di Latina – scopriamo che il calo occupazionale ha discriminato fortemente le donne, non a caso abbiamo registrato in questo settore una flessione di sette punti percentuali rispetto al 2023”.
Quando poi il dossier si concentra sugli occupati pontini dipendenti del settore privato non agricolo analizzandone l’inquadramento contrattuale, si scopre anche quanto il lavoro – oltre ad essere stato in calo – sia diventando di scarsa qualità. Sebbene sulle retribuzioni influiscano più fattori, un dato altamente impoverente lo dà il tempo parziale. Gli ultimi dati Inps disponibili certificano nel 2023 il Lazio ha avuto 620mila (il 35%) lavoratori part time. A Latina dei 133mila lavoratori dipendenti, quasi 55mila (54.869) hanno avuto un tempo parziale, vale a dire il 41,2 per cento. Di conseguenza se un tempo pieno ha guadagnato mediamente in un anno poco più di 26mila euro (26.208), un tempo parziale ha visto precipitare il suo guadagno medio a meno di diecimila euro, 9.523 per la precisione.
“Stiamo parlando dello stipendio medio più basso di tutte le province della regione – commenta il Segretario Garullo – E se questo dato viene riproposto, al di là di qualche lieve oscillazione, sull’attuale stagione turistica pontina, non è difficile dedurre che tra redditi bassi e inflazione, sono molte le persone che faranno fatica ad arrivare a fine mese”. A sostenere la tesi del segretario pontino della Uil ci sono i dati di flusso del 2024, relativi alle attivazioni contrattuali: a Latina e provincia l’82,6 per per cento dei contratti è stato di forma atipica, solamente il 17,4 per cento ha riguardato rapporti di lavoro stabile.