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Latina. OmniArt OpenGallery presenta: “Illusorie distanze”. Personale di Marta Pietrosanti

a cura di Cora Craus –

Martedì, 3 ottobre Alle 18,30, nello spazio espositivo all’OmniArt OpenGallery, in via Legnano, 65, con ingresso gratuito, sarà inaugurata la personale di Marta Pietrosanti “Illusorie distanze”.

 Si tratta della terza mostra, dopo l’esposizione di Marianna Scuderi -che ha aperto la stagione- e la collettiva di Vincenzo Bianchi, Ida Costa, Marzia Giannini, Virginia Malenotti e Salvatore Baylon, terminata il 30 settembre.

 La collettiva degli artisti proseguirà dal 6 ottobre al 6 novembre all’interno del locale “PB -Per bere vino e distillati, in Piazza della Libertà, 41. Con l’occasione, nella stessa giornata, alle ore 18,30 ci sarà un live painting dell’artista Marzia Giannini. L’OmniArt OpenGallery, la nuova galleria di Latina è gestita dall’artista Marianna Scuderi.

L’artista Marta Pietrosanti, autodidatta, ha ereditato dal padre la capacità di disegnare e il senso della prospettiva, e ha iniziato a dipingere nel 2006. Stilista di calzature, ha la creatività nel sangue. Quella che inaugurerà martedì sarà la sua prima mostra.

Scrive su di lei la critica d’arte Laura Cianfarani: “Nella indefinita linea spazio-temporale, viaggiano le Illusorie distanze di Marta Pietrosanti. Al di là del cosmo e della categoria del tempo, che null’altro è se non relativa, ricordi, sogni, incubi memori di Goya, corpi che strizzano l’occhio a Schiele ed esperienze derivate da vite precedenti, concorrono alla creazione artistica, che altro non è se non sfogo e liberazione di ciò che preme per uscire e che, se non lo facesse, provocherebbe all’artista un inutile quanto doloroso carico emotivo. Le illusorie distanze, queste disparate immagini che compongono l’universo artistico di Marta, dense di simbolismo, sono lì a ricordarci che corpo e anima sono intimamente connessi e che l’uno non è che lo specchio rivelatore dell’altra. Partendo sempre dal blu, l’artista declina la sua tavolozza in una molteplicità cromatica intimamente connessa con lo spirito. Se il blu tende al verde, all’azzurro, al viola e all’indaco, come accade nei nudi e in “ricette per l’anima”, ossia composizioni per accendere un desiderio o svegliare la psiche da un torpore passivo, suggerisce anelito alla quiete, a una pace dei sensi raggiunta grazie a un movimento verso l’alto condotto da una mano delicata, che fa vibrare il pennello in linee morbide che avvolgono i soggetti come in un abbraccio. Se, invece, vira verso il nero, una luce fredda e una linea secca e spigolosa sono lì a svelare incubi, mostri che, una volta rappresentati, perdono la loro carica distruttiva per riequilibrare la vita interiore.

C’è anche da dire che l’artista non si prende troppo sul serio e che, in un pirandelliano gioco delle maschere dove la vita è solo una farsa, l’arte ricopre un ruolo provocatorio, racconta se’ stessa attraverso immagini-specchio che saltano agli occhi dell’artista nei momenti più disparati o che le vengono in mente in un continuo scambio tra vista e psiche. Allora ecco immortalati momenti di intimità, ecco che dalla tela esce un Lucifero al banco di un bar che si guarda le unghie annoiato, ecco che l’arte è anche gioco, ironia, ecco che, prendendo illusorie distanze da tutto ciò che è reale, ne svela l’essenza”.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista