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Filosofia al femminile. “Simone Weil. Umanizzare il lavoro” di Maria Forte

Di Cora Craus –

 “Simone Weil. Umanizzare il lavoro” di Maria Forte è un piccolo, intenso e denso saggio su una delle figure di donna e intellettuale più inquieta, difficile e complessa del Novecento. Il libro è stato pubblicato nel 2016 (Ed. Pazzini – pag. 115 – 10 € – collana “Al di là del detto” curata dal Prof. Carmine del Sante) ed è un testo di sconcertante attualità. L’autrice con encomiabile chiarezza e una prosa lieve, aspetto non scontato in un saggio di filosofia, guida il/la lettore/trice alla scoperta del pensiero della filosofa francese in un preciso ambito, quello del lavoro.

L’umanizzazione – si legge in quarta di copertina – del lavoro, che è il grande tema dell’età moderna, si è riproposto nel mondo globale di oggi, caratterizzato dalle ‘nuove schiavitù’”.

Maria Forte è anche autrice di un’altra importante pubblicazione sempre nell’ottica della filosofia al femminile: “Maria Zambrano. Nascere Dis-nascere Rinascere”. Oltre che scrittrice, la Forte è anche una docente di filosofia nei licei, un ruolo che dà valore all’opportunità di lasciare negli studenti una traccia importante e incisiva sul tema del rispetto del lavoro e della questione femminile.

 L’autrice, attraverso sceltissime citazioni della filosofa ebrea “sulla soglia della Chiesa cristiana”, ci guida nei meandri umani, spirituali e intellettuali del pensiero della Weil che coltivava l’ideale di un lavoro a misura d’uomo e illustra il grande significato che esso ha rappresentato per la conquista della dignità, del diritto al rispetto dei lavoratori in quanto persone. Non possiamo non ricordare che la filosofa ha vissuto nei momenti più bui dell’Europa, quello dei totalitarismi. Il libro regala una serie di “scintille” per accendere riflessioni e confronti che rendono il saggio di Maria Forte attrattivo sia per i neofiti sia per i cultori della materia.  A ottant’anni dalla morte della giovanissima e rivoluzionaria pensatrice (morì a soli 34 anni), percorrere o ripercorrere il suo pensiero ci appare necessario.

Il lavoro e soprattutto la condizione dei lavoratori e della classe operaia rappresentano una riflessione fondamentale per la Weil, al punto di spingerla a lasciare gli studi e l’insegnamento per misurarsi in prima persona con l’esperienza di lavorare in una fabbrica come operaia tra il 1934-35; una prova che l’avrebbe segnata profondamente nel corpo e nell’anima, facendola sentire in uno stato di perenne schiavitù. Forse uno degli snodi più toccanti del libro.

 Capitolo dopo capitolo la Forte espone i punti salienti della filosofia di Simone Weil  come il binomio Pensiero/azione, vero e proprio enunciato della Weil e base della sua concezione di autentica libertà, e la lotta allo “sradicamento” che considerava la malattia sociale della classe operaia.

 “L’ultimo film di Charlot: ecco finalmente qualcuno che ha espresso una parte di quel che ho provato”, scriveva la Weil citando il film “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin in cui riviveva la sua esperienza di operaia.

Nel periodo da sindacalista di sinistra, fu una delle prime voci a criticare la Sinistra che all’epoca significava prevalentemente stalinismo.

Riteneva che “la salute morale / rivoluzione culturale” fosse l’unica e duratura conquista per una società più giusta.

L’autrice, in una breve carrellata, porta la testimonianza delle tantissime personalità che hanno ammirato il pensiero della filosofa, tra cui due pontefici: il “conservatore” Papa Paolo VI e l’attuale pontefice “progressista” papa Francesco I.

La filosofa francese è una pensatrice convinta che “amare la bellezza – cita la Forte – ha un forte potere etico, anzi, per Simone Weil, istituisce una vera e propria regola morale, la regola dello specchio: la bellezza non è soltanto superficie, è invece come uno specchio che ci riflette il nostro desiderio di bene”.

Maria Forte ci permette di abitare pagine vive e brulicanti di lotta e aspettative eppure intime e confidenziali: non la percepisci mai in “cattedra” bensì innamorata della forza del pensiero della “professoressa girovaga tra la classe operaia”, come la stessa Weil si definì.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista