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Bambini soldato. Sono allarmanti i dati Unicef

di Luisa Belardinelli –

Non sono passati molti giorni da una giornata speciale, passata purtroppo in sordina, ma che desidero ricordare.

Il  12 febbraio scorso si è celebrata la “Giornata internazionale contro l’uso dei bambini soldato”, in ricordo proprio di un’altra data molto importante,  (11 febbraio 2002) quando entrò in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, specificamente dedicato al coinvolgimento dei minori nei conflitti armati.  Attualmente il Protocollo è stato ratificato da 159 Stati.

I dati sono sconvolgenti, si pensi che nel Sud del Sudan dall’inizio del conflitto (nel dicembre 2013) 16.000 bambini sono stati reclutati e utilizzati dalle forze armate e da gruppi di tutte le parti coinvolte nel conflitto in corso.

In Yemen tutti i gruppi coinvolti nel conflitto hanno ampiamente reclutato bambini. Nella Repubblica Centrafricana tra i 6 e i 10mila bambini sono stati reclutati da gruppi armati durante la crisi. In Iraq e in Siria, la proliferazione di gruppi armati e l’avanzamento militare dell’ISIS hanno reso i bambini ancora più vulnerabili al reclutamento.

Non si può essere indifferenti a queste  violenze.

Secondo il rapporto di UNICEF UK “Ending the Recruitment and the Use of Children in Armed Conflict”, i bambini vengono reclutati in vari modi dai gruppi armati: come combattenti, cuochi, facchini, messaggeri, spie o sono inoltre sottoposti spesso a sfruttamento sessuale.

Alcune brutte storie però hanno un lieto fine. Nella Repubblica Centrafricana oltre 2.800 bambini sono stati rilasciati nel 2014, tra cui 646 ragazze. Nel maggio 2015, i leader dei gruppi armati hanno firmato un accordo per liberare tutti i bambini e per porre fine a qualsiasi nuovo reclutamento. Da allora più di 2.600 bambini sono stati rilasciati nel paese africano.  In Myanmar, dalla firma di un piano d’azione (giugno 2012) quasi 700 bambini sono stati liberati dalle forze armate. Nel Sud Sudan, a seguito ad un accordo di pace a livello locale, il gruppo armato Cobra Faction ha rilasciato ben 1.755 minori dalle sue fila.

Unicef e i suoi volontari, insieme ad una rete capillare e costante di associazioni, è riuscita a reintegrare socialmente 8.000 giovani: “Non possiamo aspettare la pace, per aiutare i bambini intrappolati nelle guerre. Dobbiamo investire in interventi concreti per tenerli lontani dalle linee di combattimento, soprattutto attraverso l’istruzione e il sostegno economico. Dobbiamo ricordarci che sono anche queste le situazioni da cui tanti bambini e adolescenti fuggono per cercare protezione in Europa”,  sottolinea il Presidente dell’UNICEF Italia Giacomo Guerrera.

 

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Luisa Belardinelli

Luisa Belardinelli

Giornalista