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A repentaglio

 di Cora Craus –

 

Virtuosismi lessicali che denotano una padronanza assoluta della parola. Versi che scivolano lievi nella loro armonia. Parole che invitano, costringono il lettore ad abbandonare qualsiasi forma di superficialità per immergersi nella profondità della riflessione/osservazione della vita, dei sentimenti di una “normale quotidianità”.

La lettura di “A repentaglio” (ed. L’Arcolaio – pag. 85 – € 11) di Giuseppe Napolitano è facile e complicata, intensa e delicata, tortuosa e lineare. Versi cui ciascun lettore potrà ritrovarsi negli immutabili interrogativi, nei comuni, universali, eppure sempre unici e sorprendenti moti dell’animo umano.

Nella composizione “Irene”, la quotidianità è l’essenza stessa dell’amore, del sogno, della nostalgia di una eterna nascente età dell’oro; è coscienza di un legame intimamente radicato e vero nel tempo, il legame con la compagna di avventure e sfide ma anche un sicuro e rassicurante luogo di approdo: sua moglie Irene.

In alcune liriche di “A repentaglio”, il poeta, sceglie di abbandonare, “sacrificare” virtuosismi letterari privilegiando la maestria semplice della parola per lasciare spazio ad una macignica debolezza: il totalizzante amore per sua figlia Gabriella “cantato” con luminosi versi. Affascinano i versi, le parole che si trasformano in un ideale ponte tra generazioni: la dolce tenerezza per la figlia e la limpida ammirazione, la mai sopita, la mai accettata perdita del padre. “/Non è difficile padre riconoscere/anche qui la nostra terra di elezione: /siamo sul nostro mare lo stesso cielo/la stessa voglia di umanità”.

Abbiamo definito questo nuovo lavoro di Napolitano una felice contraddizione: con immediatezza passa l’armonia della poesia e la rappresentazione dei sentimenti. Invece, ostica la comprensione dell’anima, la profonda essenza del contenuto. Crediamo che il poeta giochi a “nascondino” tra il bisogno di svelarsi e il timore o il pudore di esporre una parte di sé. Noi, arbitrariamente, abbiamo interpretato quale veritiero autoritratto la composizione “Guerre”. “Quante guerre ho combattere ogni giorno/ con me stesso – con i miei mille io/dietro lo specchio pronti sempre a cogliermi/impreparato distratto inconsapevole”.

Una personalissima visione dello scorrere del tempo, è la descrizione che il poeta, in più punti, in più versi fa di se stesso nel dirsi “un marmocchio invecchiato”.

La vita, lo scorrere del tempo sono la centralità di “A repentaglio”, come ben sottolinea, nell’importante “guida alla lettura”, Ida Di Ianni con la sua lucida analisi del testo che impreziosisce la pubblicazione.

Questa elegia fa seguito ad innumerevoli libri che Giuseppe Napolitano ha pubblicato, lavori, opere che hanno riscontrato il plauso dei più severi critici letterari. Ogni suo lavoro è una personale ricerca poetica, dove esercita un continuo rigore descrittivo. Le liriche di Napolitano sono tumultuose immagini di un’esistenza intima, affettuosa e “l’improrogabile necessità” del suo essere poeta. “– forse davvero questa è la pensione/del poeta che nemmeno l’aspettava:/ un desiderio (o qualcosa di più):/ la stanchezza di cose un tempo belle…/”.

Noi, di Esseredonna-magazine, vogliamo regalarvi, in anteprima, un brano giocoso, un divertissement, un’altra sfaccettatura di quei tanti io che abitano il poeta Giuseppe Napolitano, e dove ancora una volta, protagonisti sono il tempo e la vita che scorrono: “Comincia davvero con Svevo l’età della narrativa contemporanea? Negli anni suoi, certo, e i suoi romanzi – se non Una vita, (allo scadere di un secolo e non fosse che per questo) Senilità – segnano lo spartiacque fra la smania di vivere tipica dell’eroe tradizionale e la mania/fobia di vivere, la smania del non vivere (“l’uomo non sa più o non sa ancora chi è” scrive Debenedetti) che diventa abitudine nell’antieroe decadente e contemporaneo; il tempo non è più arraffato ma evitato, non è più vissuto intensamente per la morte, ma quasi non lo si vive più per non allontanarsi troppo dalla nascita!”

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista