ED CulturaED Intervista

L’arpa di Roberta Inglese, da Latina all’Opera di Roma.

“Musica: non c’è emozione senza tecnica”. ED intervista Roberta Inglese, prima arpa nell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma.

di Emanuela Federici –

 

“Quando passi più della metà della tua esistenza a suonare uno strumento, alla fine diventa parte della tua vita”. Una vita, quella di Roberta Inglese, piena di soddisfazioni, iniziata a Latina 28 anni fa. Arpista dall’età di 8 anni, è riuscita a farsi strada nel mondo della musica tra concorsi e tanti sacrifici.
“Mi sono avvicinata alla musica un po’ per caso”, ci racconta. “Un giorno, quando ero alle elementari, un’allieva di quella che poi sarebbe diventata la mia insegnante, venne a tenere un concerto didattico nella mia scuola. Mi fece fare un test per vedere se ero portata per la musica e così iniziai a studiare l’arpa al Conservatorio di Musica O. Respighi di Latina, anche se ero troppo piccola per frequentarlo. Ho dovuto aspettare la fine della quinta elementare per fare il test d’ammissione ed iniziare il percorso di studi previsto”, che per l’arpa è di nove anni.
È stato difficile coniugare lo studio di questo strumento con l’impegno della scuola dell’obbligo?
“I primi anni non sono stati facili. Non avevo l’arpa a casa, quindi ero costretta ad andare tutti i giorni in conservatorio per studiare. Passavo lì più tempo possibile dopo la scuola, ma poi prima di sera dovevo tornare a casa per fare i compiti. Cercavo di fare tutti i concorsi a premio che potevo e fortunatamente li vincevo tutti. Così ho potuto mettere da parte un po’ di soldi e con l’aiuto di mio padre sono riuscita a comprare la prima arpa. Avevo 15 anni ed è stata una svolta per la mia vita. Perché, arrivati ad un certo livello, gli artisti devono avere assolutamente la possibilità di studiare a casa e il lavoro deve essere costante ogni giorno”.
La possibilità di studiare più assiduamente l’ha aiutata a vincere un concorso nazionale molto importante in Italia, organizzato dalla Società Umanitaria, che le ha messo a disposizione una borsa di studio. “Dal Conservatorio di Latina abbiamo partecipato in tre. È stata una soddisfazione rientrare tra gli unici cinque vincitori perché erano presenti ragazzi provenienti da tutta Italia e il livello era abbastanza alto”. E grazie alla sponsorizzazione di questa società sono arrivate le prime proposte di lavoro e i primi concerti in tutto il Paese.
“Continuavo a fare concorsi e a vincerli. Questo mi dava sicurezza e la spinta giusta per perfezionarmi, per fare sempre meglio. Confrontarmi con persone e realtà diverse da quelle della mia città mi ha dato la possibilità di crescere e di capire quanto nel mondo della musica sia importante l’età. Sì perché a pari merito nei concorsi vince il più giovane, considerato il più talentuoso. E lei doveva farcela. Voleva a tutti i costi andare a studiare in Francia dove lo studio dell’arpa è rinomato in tutto il mondo. “A Parigi il limite di età per l’ingresso è di 22 anni, quindi ho accorciato volontariamente il percorso di studi, diplomandomi un anno prima.
Dopo una masterclass con Fabrice Pierre, ha studiato un intero anno per entrare nel suo corso presso il Conservatoire National Supérieur de Musique et Danse de Lyon. “Entrare nella sua classe è complicato. Ci vuole molto studio per affrontare le tre prove. Inoltre non conoscevo il francese. Quando ci hanno comunicato le due vincitrici, infatti, non riuscivo a capire una parola di quello che dicevano. Per fortuna la ragazza che era accanto a me ha iniziato a tradurre tutto in inglese. Se non mi avesse aiutata lei non avrei mai capito di aver vinto!”, mi racconta divertita e emozionata.
Il corso di quattro anni, i vari concorsi, il posto nell’orchestra Opéra Théâtre de Sant-Etienne. Lontana da casa, il pensiero di un ritorno in Italia. Ancora concorsi, lavori in varie orchestre – Teatro alla Scala di Milano, Rai di Torino, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Regio di Torino – tutto per avvicinarsi alla famiglia. “Ero sempre in viaggio, in cerca di un po’ di stabilità. Roma era una meta impensabile, troppo lontana nella mia mente. Ho fatto il concorso solo per scrupolo”. Concorso presieduto dal Maestro Riccardo Muti e ambìto da tutti. E lei ce l’ha fatta. Prima arpa nell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma. “Quando me l’hanno detto sono scoppiata a piangere! È stata una grande soddisfazione per me. Poter suonare in un’orchestra così importante e poter stare vicino alla mia famiglia a cui devo tutto”.
Un’esperienza che le ha regalato grandi emozioni, tra cui l’amore con il primo flauto, Matteo Evangelisti. Insieme formano un duo e si esibiscono in concerti di musica da camera.
Insomma una vita di passione e di vittorie che hanno portato Roberta a realizzare il suo sogno, come quello di tante altre ragazze.
Un consiglio per le tue future colleghe?
“Studiare con passione, cercando sempre nuovi stimoli, compreso ascoltare tanta musica. E non ci si deve fermare davanti le prime difficoltà perché, se c’è, il talento prima o poi viene riconosciuto. Il segreto è rimanere umili e critici verso sé stessi, perché spesso si impara di più da una sconfitta se si accettano i consigli e le critiche volte al nostro miglioramento!”.

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Emanuela Federici

Emanuela Federici

Redattrice -