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Elena Venditti, “Non mi abbracciare”

 di Cora Craus –

 

Gli anni di piombo, la politica delle opposte fazioni, la lotta armata, le stragi, la giovinezza con le sue passioni ed i suoi errori, l’amore. Sono questi gli ingredienti del romanzo –biografia “Non mi abbracciare” di Elena Venditti (ed. Aliberti Wingsbert House – pag. 304 – € 16).

Crediamo che in queste pagine vi sia il ritratto vero, profondo di un’anima sensibile, la storia conflittuale di una giovinezza persa nella passione per un amore. Amore fra liceali in un momento storico più grande di loro: gli anni settanta. Anni di lotta, di passioni politiche, anni di stragi, anni cupi. Anni in cui la passione politica “doveva” essere ereditaria, qualunque fosse l’area di provenienza. Leggendo il romanzo autobiografico di Elena Venditti appare chiaro che la politica non era la sua “fede”. Di certo è stata la Moira del suo disperato dolore di donna, di figlia, di cittadina, di essere umano, di sognatrice. “Non mi abbracciare” è il ritratto di una donna forte, coraggiosa, nonostante l’autrice, nelle pagine del libro e nelle interviste, affermi il contrario con lo spietato giudizio che dà su se stessa. E, forse, proprio questo ce la rende una preziosa compagna di anima.

Scrive Aldo Cazzullo nella prefazione: “La famiglia è di sinistra e antifascista da sempre. Il nonno era stato in galera per le sue idee e aveva nascosto la foto di Matteotti dietro il quadro della Madonna”. Il papà è un cronista politico di Paese Sera, la mamma dirigente di sezione del Pci, lei, Elena, attiva ed in linea nella scia di famiglia, con fortissimi contrasti con il padre. A 19 anni l’incontro, l’infatuazione scambiata per amore, il fidanzamento con un ragazzo di destra: diventa militante nel movimento neofascista Terza Posizione.

Un nuovo incontro, un amore fatale, determinante come solo gli incontri con il proprio destino sanno esserlo: “Livio” ovvero Luigi Ciavardini, un diciasettenne neofascista che si sposterà nei Nar (nucleo armati rivoluzionari), e che la Corte di Cassazione l’11 aprile 2007, riconoscerà come uno degli autori dell’infame strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Una strage con ottantacinque morti e duecento feriti.

“Non mi abbracciare” è un romanzo-verità unico nel panorama della letteratura italiana attuale. La generazione degli anni di piombo è raccontata, o meglio è testimoniata, da un’autobiografia autenticamente maledetta, in cui il personale è più che mai politico e i sentimenti si intrecciano con le ossessioni ideologiche.

In “Non mi Abbracciare”, Elena ripercorre senza sconti la sua vita, “Mia sorella – scrive, Mariella Venditti, giornalista Rai – a diciannove anni cominciò a farsela con i fasci, diventò fascista. Per gioco, per sfida, per bisogno di esserci oltre che di apparire. ‘Voglio passare alla storia’, era questo il suo chiodo fisso nei nostri giochi da ragazzine, ed è passata invece a una brutta storia”.

Oggi Elena Venditti è una giornalista ed affermata autrice cinematografica ed è tornata a trascorrere le sue estati a Latina, al Villaggio dei giornalisti, come da sempre faceva la sua famiglia. Latina e il suo carcere di massima sicurezza, in questo grigio edificio dove, ancora è custodita una “prigioniera politica”, un’esponente delle Brigate Rosse e qui, Elena Venditti, ha scontato parte della sua pena. A Latina, alla Feltrinelli, ha voluto presentare il suo libro, e in quella occasione abbiamo fissato l’ansia che passeggiava sul suo volto e la feroce, tenace e dolce protezione che esprimeva il volto di Mariella, e abbiamo compreso appieno le parole scritte da Luca Telese nella post-fazione: “Questa incredibile storia di sorelle contro. Come se questo lavoro potesse diventare una sintesi emozionale di tutti gli anni di piombo, della loro lacerante e irrisolta conflittualità”.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista