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Spulciando in biblioteca: “La vita accanto” di Mariapia Veladiano

 

di Cora Craus –

“Una donna brutta non ha a disposizione nessun punto di vista superiore da cui poter raccontare la propria storia. Non c’è prospettiva d’insieme. Non c’è oggettività. La si racconta dall’angolo in cui la vita ci ha strette, attraversamento la fessura che la paura e la vergogna ci lasciano aperta giusto per respirare, giusto per non morire.”

E’ il terribile e spietato incipt de “La vita accanto” di Mariapia Veladiano. Un romanzo che conquista e avvince fin dalle prime righe con la sua scrittura piana e cristallina. Con i suoi personaggi austeri e paradossali, a volte tristi e stravaganti: un’umanità dolente. Il libro fu finalista al Premio Strega 2011.

Rebecca, la protagonista, assurge a emblema del diverso, dello “straniero”, dell’emarginato, del rifiutato senza colpa alcuna. Rebecca è brutta è questa la sua colpa. “Una bambina brutta è grata a tutti per il bene che le vogliono, sta al suo posto, ringrazia per i regali che sono proprio quelli giusti per lei, è sempre felice di una proposta che le viene rivolta, non chiede attenzioni o coccole, si tiene in buona salute, almeno non dà preoccupazioni dal momento che non può dare soddisfazioni.[.] teme di ascoltare qualcosa che confermi quello che sa già, e cioè che la sua esistenza è una vera disgrazia. Spera di sentire una parola che la assolva, fosse pure di pietà”. Mariapia Veladiano in questo suo primo romanzo fornì prova di un talento narrativo straordinario, ma anche di una forza morale nel denunciare, attraverso la storia dei suoi personaggi, il degrado, la vacuità dell’attuale società che ha smarrito i veri valori.

Leggendo la storia di Rebecca, credo che, tutti ci ritroveremo a vivere un attimo della nostra autobiografia. Quell’attimo in cui, a torto o a ragione, ci siamo sentiti rifiutati dal mondo, da quelle persone che avrebbero dovuto amarci incondizionatamente, stringerci forte e cullarci. Poichè nulla è eterno nemmeno il dolore, ecco che il nostro emblema, Rebecca, trova la felicità e il suo valore attraverso l’arte. Un’arte che parla direttamente all’anima: la musica.

“La vita accanto” (Ed. Einaudi, stile libero – pag.170 – € 16) ha vinto il Premio Calvino 2010 con una delicata quanto incisiva motivazione “La storia di una donna abituata a “esistere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo”. Con la leggerezza e la ferocia di una favola, Mariapia Veladiano racconta la crudeltà della natura, la fragilità che può diventare odio, la potenza della passione e del talento”. Un romanzo non femminile bensì “femminilista” se mi lasciate passare il felice termine coniato dalla storica dell’arte e scrittrice Enrica Corradini. Femminilista per descrivere lo stile, la scrittura, la storia di Mariapia Veladiano, dove i temi essenziali, i caratteri dei personaggi sono scrutati, analizzati e rappresentati da una prospettiva per l’appunto femminilista che unisce la capacità di accogliere, comprendere, donare classico della tradizione femminile con la “libertà” di pensiero, l’asciutezza e, qualche volta, la durezza tutta femminista. Un romanzo da leggere e assorbire sino in fondo per evitare di vivere la nostra come ombre che guardano e non vedono.

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Cora Craus

Cora Craus

Giornalista