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Oltre la disabilità, Assunta Sacchetti si racconta e denuncia

Di Luisa Belardinelli –

E’ una piacevole mattina di un giorno qualunque che non avrei mai creduto potesse diventare un giorno speciale e invece così è stato. Ho un’intervista importante in programma.

Ad aspettarmi a casa, Assunta Sacchetti, una donna tutta sorriso e tenacia.

Assunta non può camminare, è invalida sin dalla nascita, ma non si perde d’animo e con caparbietà e costanza affronta la vita, la sua adolescenza e la sua maturità con coraggio e orgoglio.

Assunta, classe 1957, è sempre stata una donna indipendente, con la sua carrozzina ha solcato coraggiosamente, viste le condizioni in cui si trovano, chilometri di strada.

Assunta ogni giorno vive una sfida, quella dell’asfalto, un suo grande ostacolo e quella delle persone che incontra che a volte sono troppo distratte e vivono di pregiudizi.

 

LB – Assunta, come affronti la tua città quotidianamente?

AS – Da un po’ di tempo non ho un gran desiderio di uscire. Ho gravi difficoltà ad affrontare il mio viaggio in carrozzina, non mi sento sicura e indipendente. La via in cui abito, via Aspromonte è diventata pericolosa e lasciata praticamente all’abbandono totale. Non esistono, di fronte casa mia, strisce pedonali utili per attraversare la strada, sono obbligata a percorrere una via che non vorrei fare e che spesso non mi porta facilmente alla meta desiderata. Quotidianamente tutto questo diventa faticoso e il mio stato d’animo si chiude, si oscura.

LB Il tuo quartiere come reagisce a questa situazione? Il problema immagino non sia solo il tuo…

AS – Al momento non ho contatti con tante persone, quelle poche che conosco si lamentano allo stesso modo e desiderano come me un quartiere più agibile e soprattutto più accogliente. Esiste un pezzo di terra in Via Amaseno (angolo via Aspromonte) inutilizzato, abbandonato e sporco. Perché non creare un area verde da adibire a piccolo parco?

Io, sono cresciuta in campagna e forse a volte la rimpiango. Ho lottato fortemente affinchè ci trasferissimo. Avevo sete di cultura, di arte, di amicizie. Volevo vivere attivamente perché, “udite, udite” anche i disabili come me desiderano lavorare, andare al cinema o fare shopping! A volte certe persone “hanno più carrozzina di me”…

LB – Cosa intendi?

AS – Dico che a volte la disabilità è nella mente di chi ti parla o di chi ti incontra. Il pregiudizio che si ha nei confronti di un disabile grave è ancora forte. Io mi fomento facilmente e le persone spesso rimangono a bocca aperta. Non arrivano a pensare che anche io ho un’identità e uno stile di vita.

LB – Dove la esprimi maggiormente la tua identità?

AS – Sin da bambina avrei voluto spaccare il mondo, fosse stato per alcune persone sarei affogata nell’ignoranza, ma la fortuna ha voluto farmi incontrare una persona speciale, la Maestra Pontecorvi che con la sua grande sensibilità mi ha aperto le porte al mondo della scuola e della socializzazione. Grazie a lei ho iniziato a credere in me stessa e alle mie capacità (non avrò gambe buone ma il cervello funziona parecchio!). Grazie ai suoi consigli sono riuscita anche diplomarmi.

LB – Cosa vorresti dalla tua città?

AS – Chiedo maggiore senso civico e cura dei luoghi. Latina oggi è una città ‘triste’.

Triste perché se non fai parte di un circuito sociale ne rimani fuori. Io ne sono l’esempio lampante. E’ triste perché, ahimè, Latina non è una bella città, potrebbe però migliorare, diventare più agibile. E’ triste perché chiudono i cinema e aprono supermercati. E’ triste perché non si può attraversare e passeggiare piacevolmente nelle zone fuori dal centro e poi è sporca e disordinata. Devo continuare?

LB – Ma una speranza gliela vogliamo dare alla nostra città?

AS – Come si dice? La speranza è l’ultima a morire… Perdonate il mio cinismo ma oggi vedo nient’altro che questo. Le mie uscite sono diminuite ma, fortunatamente ho sempre parecchie cose da fare. Ho una grande famiglia, vivo con mia madre, una donna forte e coraggiosa come me. I miei nipoti vengono a farsi coccolare, adoro cucinare per loro e non solo…

LB – Cos’altro?

AS – Adoro cucire, ricamare. Preparo qualsiasi cosa. Il ricamo mi appassiona, mi piacerebbe anche insegnare. Vorrei organizzare dei corsi, accogliere appassionati nel mio piccolo laboratorio in casa e tramandare a loro la mia passione. Penso che un giorno lo farò!

LB – Ne sono sicura Assunta, magari potremmo immaginare anche di organizzare un corso di cucito o di ricamo insieme al nostro giornale. Chissà!

Intanto, buona creatività, motore portante della nostra mente e del nostro corpo.

AS – E’ infatti la mia forza! Per chi vuole condividere con me il ‘degrado cittadino’ e anche la mia creatività, può contattarmi su Facebook. Vi aspetto!

 

 

 

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Luisa Belardinelli

Luisa Belardinelli

Giornalista