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Il vescovo Mariano Crociata ha presentato la Lettera pastorale per l’anno 2016/17

di Redazione –

Il 23 settembre, nel corso dell’assemblea diocesana, il vescovo Mariano Crociata ha presentato la Lettera pastorale e gli Orientamenti pastorali per l’anno 2016/2017 il cui tema è «Andate ad annunciare ai miei fratelli – In ascolto dell’altro per un annuncio alla persona». Tema affrontato anche il giorno precedente con le relazioni dei professori Franco Garelli e don Francesco Scanziani.
L’argomento è la naturale e coerente prosecuzione di un percorso avviato dal Vescovo nei due scorsi anni pastorali focalizzati sull’ascolto. D’altronde, nella Lettera lo spiega con chiarezza lo stesso Crociata: «Non ci può essere l’uno senza l’altro. Non c’è un momento in cui si ascolta soltanto e un altro in cui si comunica ad altri ciò che si è ricevuto. Di più, non c’è annuncio all’altro senza dialogo interiore con se stessi in ascolto del Signore che parla e – ecco l’elemento di novità! – senza ascolto dell’altro come destinatario di una iniziativa del Signore prima che nostra».
La Lettera pastorale «punta sull’esigenza previa di ascoltare l’altro, perché ognuno è portatore di una storia personale e di una situazione irripetibile e unica in rapporto a Dio e a Gesù. Capire è il primo compito, è il primo passo dell’accoglienza, per aiutare a riconoscere e incontrare il Signore. E capire la situazione personale e sociale dei nostri destinatari è essenziale per entrare in comunicazione e cogliere il bisogno di Dio che l’interlocutore porta dentro».
Riguardo alla situazione attuale, per Crociata: «Noi non avvertiamo per noi stessi e non facciamo percepire agli altri che la fede è questione di sopravvivenza e che senza la fede non si sopravvive. Come annunciatori, dovremmo sentire la necessità di coltivare interesse, passione e dedizione, amore per il Vangelo e per la sua diffusione. Non importa essere professori universitari, basta possedere gli elementi essenziali e coltivarli senza sosta, e nutrire un desiderio sincero e rispettoso di condividerlo con altri».
Non è mancato un richiamo preciso: «A chiunque ci rivolgiamo, noi non siamo mandati a offrire noi stessi. Non dobbiamo farli diventare come noi. Non siamo noi il modello. Dobbiamo condurre gli altri a Dio e alla Chiesa, non a noi stessi. Dobbiamo guardarci dalla tentazione di fare delle persone una nostra proprietà».
In conclusione, Crociata ha indicato «alcune categorie specifiche a cui indirizzarci in modo particolare, l’ho fatto solo per suggerire un compito alla comunità nel suo insieme perché tenga presente alcuni tipi di persone che, in questa fase, più di altre hanno bisogno di attenzione e di considerazione, e sono appunto ragazzi e giovani, famiglie, immigrati». Ma senza dimenticare coloro che ogni giorno ci sono intorno nei nostri ambienti.

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