ED Abitare l'Agro PontinoED AttualitàED CulturaED Libri

Autori pontini. “Prima che sia grano – La vera storia di Angelo e Rosina” di Giulio Alfieri

Di Cora Craus –

Il romanzo “Prima che sia grano – La vera storia di Angelo e Rosina” (Ed. Atlantide – pag.276 – € 18) di Giulio Alfieri ci parla di radici e memoria, da lasciare e da ricostruire; realtà tenute insieme dal filo d’Arianna delle migrazioni interne in quel che è stato il “Ventennio”. Un romanzo storico in cui si fondono invenzione narrativa, biografia, storia e fiction. Nelle pagine del libro, con leggera, certosina precisione vengono ricostruite le vite, le speranze, le delusioni e le vittorie di alcune famiglie coloniche assegnatarie di poderi da parte dell’Opera Nazionale Combattenti in Agro Pontino.

Partiamo dal titolo “Prima che sia grano”, una frase che regala un suono dolcemente poetico e una tensione di attesa, mentre un’ombra sottile e trasparente come un filo di bisso rivela tutta la fatica richiesta, prima che si possano raccogliere i chicchi di grano maturo. Il grano, è il leitmotiv che attraversa e abbraccia tutta la narrazione, la storia del podere 905 bis e dei suoi protagonisti: la famiglia Tombolato con il suo capofamiglia Angelo.  “…quasi cinquantenne, era un pezzo d’uomo che sembrava una quercia, alto e grosso, con due mani che parevano badili, capaci di atterrare un vitello con un pugno. Ma usava la sua forza per lavorare, era un uomo tranquillo, dedito al lavoro e alla famiglia”.   

Mentre il sottotitolo, “La vera storia di Angelo e Rosina”, subito fa nascere interrogativi: chi sono Angelo e Rosina? Sono un padre e una figlia, un’amatissima figlia alla quale, cosa rara per tutte le donne dell’epoca, era concesso di esprimere il proprio pensiero, il che ci apre un mondo. “Mai, il padre, avrebbe impedito a Rosina di essere presente nelle discussioni con i figli e di dire la propria. Avrebbero perso, altrimenti, pareri assennati e l’avrebbero umiliata, senza ragione”.

L’autore ci racconta molto di questa protagonista in una micro pennellata di parole: “Rosina era in effetti combattiva e tenace. Era incrollabile soprattutto nel difendere le proprie opinioni, ciò in cui credeva”.  

Come spesso succede ai libri, ai romanzi storici ben scritti, riescono a coinvolgere il lettore e a farlo immergere, certo, nella trama della storia, ma anche nella comprensione della realtà sociale e storica di una ben specifica epoca, e lo fanno meglio di qualsiasi saggio. Perché, attraverso il romanzo, si respira in simbiosi con i personaggi che abitano quelle atmosfere, quelle realtà, e il proprio DNA si fonde con quello dei personaggi, con il genius loci, con “lo spirito del tempo”.  Il romanzo diventa così un’esperienza unica e coinvolgente, che lascia un’impronta duratura nel lettore.

D’altronde abbiamo letto da qualche parte che: “In fisica quantistica, se due particelle interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separate, non possono più essere descritte come due entità distinte, perché tutto quello che accade a una continua a influenzare il destino dell’altra. Anche ad anni luce di distanza.”

È un romanzo intessuto di tenerezza e di rispetto familiare, realtà rare all’epoca – siamo negli anni ’30. La narrazione attraversa quel breve periodo, meno di un decennio, tra l’illusione di sfuggire alla fame e alla miseria, cui erano condannati i molti mezzadri e braccianti del Veneto a causa dei latifondisti, e il lavoro nelle mitiche bonifiche dell’Agro Pontino, che si conclude con il più totale disastro dell’epoca moderna: la Seconda guerra mondiale. La storia delle bonifiche dell’Agro Pontino è un esempio paradigmatico di come le grandi opere pubbliche possano cambiare il destino di intere comunità e Giulio Alfieri ne racconta l’epica e le miserie.

L’autore ha dedicato importanti saggi sulla bonifica pontina, quali “La terra che non c’era” e, sempre per la casa editrice pontina Atlantide, ha pubblicato il saggio “Questo piatto di grano”. La particolare e nota preparazione sull’argomento dell’autore ha reso subito importante e attrattivo il suo esordio da romanziere. Un esordio che rivela uno stile limpido, semplice, misurato nella più positiva delle eccezioni. Le pagine srotolano vicende di vita quotidiana in un clima fatto di decisioni difficili, capaci di cambiare per sempre la vita di una famiglia, il tutto inserito in un mosaico più grande di tutti e di ciascuno: la Storia.

La leggendaria “battaglia del grano” si scontra con la fame vera di chi quel grano doveva produrre. La protezione patriarcale della società si scontra con la violenza, i tentativi di stupro cui erano esposte le donne, come testimoniano alcuni episodi di questo romanzo, che coinvolgono la stessa Rosina e sua cognata Lucia. Amaro ricordarlo, ma sotto il “Cielo sulla palude” sono state tante le Marie Goretti.

Sono molti i passi del libro che ho sottolineato, ma con me porterò quello nel quale il protagonista avverte acutamente il rimpianto di non aver fatto studiare la figlia e quanto, nonostante non sappia né leggere né scrivere, creda nella forza della scuola e nel cambiamento della società grazie all’istruzione femminile. Questo tema è ancora oggi, forte e attuale, per le nostre compagne, sorelle, amiche, sia dell’Occidente sia dell’Oriente, considerando l’importanza che l’istruzione riveste nel promuovere la parità di genere e lo sviluppo sociale ed economico delle comunità. Le figure della figlia e della nipote Adelina rappresentano il futuro e le possibilità di cambiamento, ed è un simbolo potente della capacità di comprendere i propri errori e i limiti imposti dalla società, e della determinazione che caratterizzano la storia del protagonista: Angelo Tombolato.

 Con voi condivido questo brano:

“Mentre si preparavano, Angelo si rivolse agli sposi. <Dovete farmi una promessa, voi due>

 <Dite pure>, disse Amilcare.

 <Adelina deve studiare, dovete farla studiare. Mandarla a scuola e poi, se dimostrerà attitudine, come io credo, farla continuare a studiare. È sveglia, apprende presto, è curiosa. Non merita di crescere senza mai alzare la testa, a furia di zappare la terra. Deve imparare a rispondere, a confrontarsi, da pari a pari, con tutti>.

Previous post

“D’Annunzio Jazz” con la straordinaria Elisabetta Femiano

Next post

Il Rotary Club Latina ha incontrato Monica Sansoni Garante per l’infanzia sul tema “La Promozione e tutela dei diritti ed interessi dei minori”

Cora Craus

Cora Craus

Giornalista