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Sogno di una notte di mezza estate: funziona lo Shakespeare riletto in napoletano

di Marina Bassano –

Al D’Annunzio di Latina ha fatto tappa Sogno di una notte di mezza estate, con Lello Arena e Isa Danieli, di Ruggero Cappuccio.

Titania e Oberon attivano una drammaturgia di capricci e smanie riducendo le sorti degli uomini trame da vecchi teatri dei burattini. I due continuamente sospesi fra sonno e veglia, inscenano armonie, assecondano discordie.

Con la giusta dose di irriverenza, la scrittura di Cappuccio riarrangia il “Sogno” per cercare ulteriori riassonanze all’incanto musicale della lingua shakespeariana, con la base in dialetto napoletano, e qualche anglismo qua e là, per riportare la mente alla fonte. La regia e la scena ne assecondano la lettura.

I costumi e le parrucche bianche, fiocchi, nastri, lini e canape, contribuiscono all’atmosfera del sogno, così come il grande letto sul quale si adagiano i due protagonisti. I costumi di Annamaria Morelli, forgiati a maniche asimmetriche per tutti gli elfi da un lato a nastri e fiocchi a dall’altro lisce, disegnano esattamente il dubbio tra ciò che è realtà e ciò che invece è burla.

Nel mezzo, la festa per le nozze di Teseo e Ippolita, regina delle amazzoni. In mano ai due protagonisti, nobili emblemi del teatro napoletano: i pupi di Ermia e il suo innamorato Lisandro, prima, e poi quelli di Elena, amica della prima e il suo amante Demetrio. Quindi gli attori per la festa sono elfi, chi per il monologo, chi per il muro, una per la muta luna e un altro per il leone. In mezzo a loro i due protagonisti vestiranno i panni di Piramo e Tisbe.

In conclusione resta il dilemma se ad aver sognato siano stati i protagonisti della pièce Titania e Oberon.

La regia precisa e senza e le scene realizzate da Luigi Ferrigno, articolate ma efficaci, sono funzionali alla lettura, per accompagnare il ritmo e i suoni dello spettacolo.

Ricchissimo di spunti ed effetti scenici è il risultato registico di Claudio Di Palma, perfettamente funzionale alla macchina teatrale ideata da Cappuccio, così come le musiche scelte da Massimiliano Sacchi.

Una pièce in grado di divertire e allo stesso tempo far riflettere il pubblico, per una comprensione divertente ma articolata, come solo le opere di Shakesperare sanno fare.

 

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Marina Bassano

Redattrice