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La Sicilia de “Il berretto a sonagli” rivisitata da Lo Monaco sul palco di un D’Annunzio riaperto a metà

di Marina Bassano –

Si torna a Teatro, dopo la lunga attesa e le controversie legate alla sicurezza del D’Annunzio, sipario alzato per lo spettacolo di Sebastiano Lo Monaco “Il berretto a sonagli”, dalla commedia pirandelliana.

Commedia ambientata nel 1917, in una Sicilia lontana dal contesto della Prima Guerra Mondiale, che rimane di un’attualità disarmante, come del resto tutte le commedie dello scrittore siciliano.

Le scenografie di Keiko Shiraishi sono essenziali ma offrono un meraviglioso colpo d’occio: il primo atto è un’immersione nella natura, prendendo ispirazione dall’arte nipponica dei paraventi; il secondo si arricchisce di arredi dei primi del Novecento, tra legno e vetrate.

La commedia narra la storia di Ciampa, un uomo che, tradito dalla moglie, accetta di spartirla con un altro pur di non perderla. E quando la moglie tradita, cerca di ribellarsi all’adulterio del marito e intende denunciarlo, incontra le resistenze sia dei suoi familiari che dello stesso Ciampa. E’ la storia di persone tradite e di un complotto unitario volto a negare la relazione adulterina, a vestire di pazzia la realtà scomoda. La pazzia e l’internamento in manicomio come soluzione per rendere salvo l’onore viene vista come unica via di salvezza.

L’interpretazione dello stesso Lo Monaco nei panni di un Ciampa a due volti è notevole: nel primo atto lo scanzonato e buffo dipendente della signora, nel secondo vittima derisa da tutto il paese, straziante nel suo dolore quanto lucido nella sua “vendetta”, che è più una difesa dalla pubblica offesa: nella società di allora, e probabilmente anche oggi, non si condanna il peccato ma chi lo denuncia.

Belli i passaggi con parole strettamente dialettali siciliane, che contribuiscono ad entrare nell’atmosfera del posto, senza rischiare di non essere capite.

Pirandello fa tappa al D’Annunzio, che però resta nella sua accoglienza tiepido, anche nel saluto a Lina Bernardi, attrice di Latina presente in scena. Il teatro ha riaperto ma sotto un certo punto di vista è come se fosse ancora chiuso: aria condizionata rumorosa e fredda, personale di sala in numero esiguo e neanche la possibilità di prendere una bottiglietta d’acqua. Che sia meglio così che totalmente inaccessibile è certamente un passo avanti, ma la speranza è che l’apertura diventi effettiva e consona alla struttura e a quello che rappresenta per la città.

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Marina Bassano

Marina Bassano

Redattrice