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Autostima… quanto mi amo? Di Veronica Tavani, psicologa e psicoterapeuta

 

La crudeltà è camuffata da “autostima perduta”.

Anche Hitler mancava di autostima.

Era il suo problema.

(Philip Roth)

 

Ci sono diverse definizioni di cosa sia l’autostima, quindi la “stima di sé”: possiamo descriverla come sicurezza, o amore di sé, o ancora come il livello di fiducia in se stessi, come valutazione positiva delle proprie capacità, o l’avere fiducia nel proprio valore. Una cosa è certa, l’autostima è una componente essenziale del nostro benessere psicologico. Potremmo dire senza ulteriori approfondimenti che essa è una dimensione soggettiva data da un mix di elementi affettivi, cognitivi e sociali. Ma la cosa importante è che ha un considerevole ruolo nella percezione delle nostre risorse personali.

Ci sono innumerevoli modi per analizzare l’autostima, per comprendere i motivi delle fluttuazioni dei suoi livelli, per imparare tecniche per aumentarla e così via, ma ritengo al momento di dover fare solo due riflessioni importanti. Per me due riflessioni-chiave che gettano le basi sulle quali ciascuno di noi può meditare e valutare.

1)      L’autostima, da definizione, porta il soggetto a valutare se stesso tramite l’auto-approvazione del proprio valore personale legittimato su auto-percezioni, e da qui il primo problema. Perché il problema? Perché spesso l’attribuzione del nostro valore personale non lo ricaviamo dall’interno come dovrebbe ben essere (dall’auto-percezione appunto), ma dall’esterno (dal giudizio dell’Altro).  Dunque ci diamo giudizi sulla base di ciò che gli altri giudicano “buono” o “meno buono” in noi. Questo è la spia di come spesso siamo “lontani da noi”, della scarsa consapevolezza che abbiamo di noi stessi, di come a volte non ci “ascoltiamo”. Sembra un’ovvietà ma può essere utile allora riflettere: cosa penso di me? Quanto valore do ai giudizi altrui rispetto ai miei? Avere consapevolezza di se stessi è il primo passo verso la crescita, e come diceva la buona Eleanor Roosevelt “nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”.

2)      Altro problema, l’autostima non coincide sempre con l’autoefficacia. Chiariamo perché. L’autoefficacia è un processo cognitivo di percezione delle proprie competenze, la credenza che ha la persona di ciò che è in grado di fare e fare bene. Potremmo pensare che persone molto brave e competenti abbiamo anche una buona stima di sé, ma non sempre è così. Ci sono persone (e ne conosceremo tante magari) molto autoefficaci, valide e stimate da tutti ma con scarsa autostima, e al contrario persone dall’elevata autostima e ostentata sicurezza di sé, che sono scarsamente competenti e abili. Fu proprio lo psicologo W. James uno dei primi a studiare questo curioso fenomeno. Perché accade questo? Perché l’autostima, secondo molto Autori è data dal rapporto tra “Sé percepito” e “Sé ideale”. Quindi origina anche dal confronto che ciascuno di noi fa tra l’immagine che ha di se stesso e l’immagine di ciò che vorrebbe essere. In pratica, tanto più il “come siamo” è lontano dal “come vorremmo essere” tanto più si abbassa l’autostima e si prova insoddisfazione nei propri confronti. Non c’entra nulla quanto ci sentiamo competenti né quanto gli altri abbiano grande stima di noi quando il nostro giudizio origina da queste basi. È importante allora anche qui l’essere consapevoli per migliorare, considerando quanto siano realistici i nostri obiettivi e riconoscendoci giustamente il nostro valore. La saggezza di M.L.King ci ricorda quanto ognuno di noi è speciale, “se non puoi essere un pino sul monte, sii una saggina nella valle, ma sii la migliore piccola saggina sulla sponda del ruscello”.

Perché ho deciso di fare solo queste due riflessioni? Perché credo siano una buona base da cui partire per riflettere e gettare le basi del cambiamento. Se non siamo consapevoli di questo, commettiamo una serie di errori e distorsioni cognitive e affettive che ci deviano dal sano amore che dovremmo nutrire per noi stessi. Una trappola nella quale spesso si può cadere è quella di dare giudizi di valore sulla nostra intera persona invece di considerare solo azioni e comportamenti (ad esempio, se non supero un esame potrei essere portato a pensare che sono un buono a nulla, uno stupido, che non so portare niente a termine nella vita, invece di pensare giustamente che probabilmente non ho superato l’esame perché in quella circoscritta situazione non ho studiato a sufficienza, e ciò non fa di me una persona stupida). La prima cosa sulla quale possiamo meditare quando sperimentiamo bassa autostima scaturisce da alcune domande: chi sta valutando me stesso, io o altri? Cosa sto valutando di me stesso? Sto davvero tenendo in considerazione tutti gli aspetti? E ancora, mi sto valutando o giudicando? Perché è così importante per me essere qualcosa di diverso da ciò che sono?

L’autostima è un elemento importante nel nostro benessere psicologico e sociale. Ed è fondamentale anche sapere che quando è bassa non è certo una condizione permanente! E allora riflettiamo su quali sono i valori nella nostra vita, miglioriamo la consapevolezza di noi stessi, entriamo in contatto con le nostre emozioni (anche quelle distruttive), e riflettiamo e lavoriamo sull’immagine che abbiamo di noi stessi. In una parola: consapevolezza.

Un’ultima riflessione, come in tutte le cose “in medio stat virtus” (la virtù sta nel mezzo come diceva Orazio). Quindi è ottimale saper rimanere nel giusto equilibrio tra due estremi: una bassa autostima ci mortifica, non ci rende giustizia, ci fa stare male, ma al contrario un’autostima eccessivamente elevata può nutrire alcuni aspetti narcisistici che ci portano a sminuire gli altri, a giudicare, che ci rendono meno empatici verso l’altro e ci portano a pensare di non sbagliare mai. E Dio ci salvi dal pensare di non sbagliare!

Dott.ssa Veronica Tavani

Psicologa, psicoterapeuta

 

Bandura A. (2000) Autoefficacia. Teoria e applicazioni. Trento: Edizioni Erickson

Menditto M. (2004) Autostima al femminile. Trento: Edizioni Erickson.

Miceli M. (1998) L’autostima. Bologna: Il Mulino

Giusti E. (1995) Autostima. Psicologia della sicurezza di sé. Roma: Sovera editore

 

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